Da Pont, seguendo le indicazioni, si attraversa il ponte e si segue in piano il corso del torrente, fino a raggiungere l’inizio della bella mulattiera per il rifugio Vittorio Emanuele II, prima nel bosco poi per spazi più aperti, fino a raggiungerlo in circa 2 h.
Si traversa in direzione NNE la grande distesa di blocchi e si prosegue poi per tracce di sentiero in moderata salita.
Da qui ci sono 3 possibilità:
- 1) Vecchio percorso (pochi ometti e solo all’inizio del vallone)
Si percorre tutto il vallone di detriti e rocce montonate per immettersi con un’ampia svolta a destra nella conca delimitata a sinistra dalla morena del Ghiacciaio del Gran Paradiso.
Si mette piede sul ghiacciaio a quota 3000 mt circa e lo si risale su pendii moderatamente ripidi e, in stagione avanzata, con presenza di molto ghiaccio, fino a raggiungere, presso la caratteristica ‘schiena d’asino’, l’itinerario che si unisce a quello proveniente dal rifugio Chabod in prossimità della caratteristica Becca di Moncorvè . - 2) Nuovo percorso
Invece di percorrere il vallone ci si sposta sulla morena a sinistra, si risale il costone roccioso tra tracce di sentiero e roccette (non è ben segnalato ma è intuitivo) e si percorre tutta la morena, molto ben segnalata da ometti, a monte della Testa di Moncorvè. Si arriva a quota 3000, si mette piede sul ghiacciaio del Laveciau e con un breve traverso ci si unisce al percorso proveniente dal rifugio Chabod ; si percorre il vallone su pendii, in stagione avanzata, molto crepacciati fino ad arrivare al crestone nevoso della schiena d’asino in prossimità della Becca di Moncorvè. - 3) Nuova ferrata.
Dal colle sulla morena dove si può scendere sul ghiacciaio di Laveciau, decritta al punto sopra, si può proseguire lungo la cresta, ampia, verso un cartello che si vede già dal basso. Qui inizia una nuova ferrata, attrezzata con cavo metallico, fittoni e pioli. Segue circa il filo della cresta che sovrasta il ghiacciaio. Il percorso sfrutta in parte delle cenge, raccordate da brevi tratti verticali. E’ presente un passaggio atletico verso la fine, per doppiare uno sperone strapiombante. Infine si sbarca in piano sul ghiacciaio a quota 3500 circa, prima della gobba da superare per arrivare alla congiunzione della traccia che sale dallo Chabod. (consigliato materiale da ferrata)
Un ultimo pendio compiendo un semicerchio passando sotto la vetta del Roc, adduce alla crepaccia terminale (se molto aperta viene attrezzata con una scala) dalla quale si raggiunge la cresta fatta di rocce e neve, senza difficoltà fino agli ultimi 20 m dalla Madonnina.
Qui un breve passaggio ma molto esposto su una cengia nel versante lato Cogne, permette di arrivare ad un intaglio e poi salire un passaggio di II che porta alla Madonna.
Questo passaggio chiave ha dei punti di ancoraggio per fare sicura, spesso si formano lunghe code di attesa per arrivare in cima. Dalla cima è anche possibile scendere con una corda doppia al colletto sul lato opposto rispetto alla cengia, e con percorso facile sul lato di Pont si ritorna al punto della cresta fatto in precedenza, evitando le code.