Il dislivello complessivo tiene conto di alcune perdite di quota, in particolare quella che dal Passo del Busin Inferiore scende all'omonimo lago, discesa di circa 100 m, che poi al ritorno andranno risaliti.
Percorso dal notevole sviluppo, circa 22 km a/r.
Dall’arrivo della seggiovia di Sagersboden si segue la strada sterrata di recente costruzione, in forte pendenza, che con qualche tornante risale un costone boscoso, per poi entrare nel bel vallone dove scorre il torrente Vannino; si trascura a sinistra la deviazione per il Rifugio Miriam e la successiva a destra per il Passo del Gallo, proseguendo sulla pista, ora con pendenza più dolce, sino a individuare in lontananza il Rifugio Margaroli posto su un promontorio erboso. Con una breve risalita su sentiero, lo si raggiunge.
Dal rifugio si scende brevemente allo sbarramento della Diga del Vannino, che va attraversato per proseguire sulla sponda destra, con un bel sentiero (indicazioni Monte Giove 3h 45′) che in falsopiano costeggia tutta la diga fino al suo termine.
Si deve tralasciare il vecchio sentiero per il Passo del Busin (tratti franati) e continuare sul sentiero più basso finchè, nei pressi dell’Alpe Cortenova (non va raggiunta) non si inizia a salire per ampi pascoli, con numerosi tornanti fino al Passo del Busin Inferiore 2493 m.
Da questo si scende nella conca opposta, dove sorge la Diga del Busin Inferiore, perdendo circa 100 m di dislivello; raggiunto l’immissario del lago, lo si attraversa e si costeggia lo specchio d’acqua sulla sinistra, aggirando il costone che scende dalla cresta compresa tra la Forca del Giove ed il Monte Giove.
Si raggiungono i fabbricati dei guardiani della diga, e qui si piega nettamente a sinistra, iniziando una salita per i dossi erbosi, seguendo tracce di sentiero in direzione nord, puntando all’evidente pendio del Monte Giove.
Come riferimento si dovrà passare non lontani dalla cresta che separa i due valloni. Terminati i dossi erbosi si raggiunge una conca dove si trova una pietraia di grossi blocchi, qui si rendono utili come riferimento le tacche di vernice bianco/rosse che guideranno fino in cima.
Si attraversa la pietraia cercando la via migliore e quindi si inizia ad affrontare il ripido pendio finale di detriti e rocce rotte, facendosi guidare da un buon sentiero, che seppur ripido, permette di camminare sempre agevolmente nonostante la pendenza del terreno.
Ci si sposta gradualmente verso est, finchè non si spunta sul crestone est, costituito di rocce rotte, che va seguito fino in cima senza nessuna difficoltà.
Discesa dal versante di salita, o oppure, tornati il Rifugio Margaroli, si risale in direzione Nord al Passo di Nefelgiù 2583 m da cui scendendo per l’omonimo vallone si raggiunge il Lago di Morasco o, passando dall’Alpe Furculti, si scende direttamente a Riale (necessaria seconda auto)
Se si perde la seggiovia occorre imboccare un sentiero, all’inizio poco evidente e privo di segnalazioni. Dalla casetta in legno degli impianti (presente una panchina in legno nel 2017) si guarda verso la seggiovia e si intravvede un sentiero che passa poco sotto la base del primo pilone, dove c’è un segno bianco rosso: è il sentiero che porta a Canza e Valdo. Lo si percorre allontanandosi dalla seggiovia (che si lascia sulla destra); non portarsi sulla carrabile che va solo a Canza. Il sentiero scende nel bosco e lo si segue fino a un bivio con palina: a sinistra Canza, a destra Valdo. Non ci sono altre deviazioni; quasi a valle, in prossimità di una centrale elettrice, una palina indica a sinistra Canza e destra Ponte (che è il pase poco a monte di Valdo). Si arriva a Ponte e conviene non attraversare il Toce ma restare sulla sponda destra e seguire la segnaletica stradale per la seggiovia.
In alternativa al sentiero, si può scendere per la pista da sci (evidente fra gli alberi dalla stazione di monte): più rapida ma -ovviamente- più ripida.
- Cartografia:
- carta escursionistica Geo4map - Valle Formazza (Valle di Goms, Alpe Devero, Binntal) foglio 10. Scala 1:25000 ; Cartine Zanetti foglio 59 - Val Formazza. scala 1:30000
- Bibliografia:
- Armelloni R. Guida dei Monti d'Italia Alpi Lepontine ed. CAI-TCI