Materiale utile: due corde da 50 metri, alcuni chiodi, nut e friend, fettucce e cordini lunghi per abbandono.
Calcolare 4-6 ore dall'attacco alla vetta.
Il dislivello tiene conto dei vari saliscendi della cresta.
Dal Colle Bicocca (2285 m) si segue il sentiero che porta al piccolo Lago Camoscere (2644m).
Da qui si procede per erba e massi verso la parete sud-est di Rocca Gialéo, si risale verso destra su un pendio erboso per raggiungere lo spartiacque tra Maira e Varaita nel punto in cui l’erba lascia il posto alle prime rocce della cresta nord-est (2-2.30 ore dal Colle Bicocca).
La cresta all’inizio è quasi orizzontale, movimentata da blocchi e spuntoni, che non oppongono particolari difficoltà. Tenendosi sul lato SE, per cengette e rocce gradinate, si giunge ad uno stretto intaglio, oltre il quale la cresta s’innalza con i primi torrioni.
1- Si sale il primo torrione di rocce gradinate (II, passi di III), poi facilmente si va alla base del secondo salto.
2- Lasciando a sinistra lo spigolo, si va a destra su placca. Si traversa per qualche metro a destra lungo una cornice, poi si rimonta la fessura che solca al centro la placca (III+, un chiodo in posto, blocchi instabili) fino in cima al torrione.
3- Si prosegue sulla cresta superando un breve risalto verticale (un passo di III esposto).
4- Si segue una cengetta sul versante NO, poi con un passo in discesa s’arriva su un terrazzo ai piedi di una grande torre.
5- Sul lato NO dello spigolo si sale una placchetta solcata da una fessura (un passo di IV) che conduce su un terrazzino. Si prosegue a destra in un diedro giallo (IV), poi si traversa a destra per 7-8 metri fino ad un altro terrazzino.
6- Si sale un muretto articolato che riporta in cresta, si ritorna sul lato NO per superare un diedro inclinato, poi si continua sul filo di cresta per rocce articolate.
7- Saliti in cima al torrione si prosegue facilmente sfruttando una cengia rocciosa sul versante NO, fino sotto al torrione successivo.
8- Salendo dritti per un diedro verticale di 25 metri circa si arriva in cima al torrione (IV, blocchi instabili).
9- Un tratto di cresta quasi orizzontale conduce sotto un breve ma ardito spuntone.
10- Si supera lo spuntone aggirando sulla sinistra lo strapiombo sommitale (III+), poi si scende per una cengia spiovente sul lato NO della cresta.
11- Si prosegue facilmente aggirando alcuni spuntoni sul versante SE.
12- Salendo per facili blocchi si scavalca uno spuntone, poi s’arriva sotto l’ennesimo torrione. Si sale lungo una placca alta una decina di metri e, uscendone a sinistra (III), si giunge in cima al torrione.
13- Con una doppia di 25 metri si scende alla forcella successiva.
14- S’aggira a sinistra (SE) uno spuntone, poi, per un bel muro di rocce articolate (III), si sale sul torrione successivo.
15- Si procede abbastanza facilmente sulla cresta superando blocchi e spuntoni, fino sotto una paretina fessurata.
16- Superata la bella paretina (III) si continua senza difficoltà arrivando in breve ai piedi del verticale torrione della vetta.
17- Si sale dritti per lo spigolo verticale, alto una trentina di metri (IV, un passo di V-, due chiodi in posto).
18- Proseguendo sulla cresta facile si guadagna infine la vetta.
Discesa: si scende verso S per cresta all’inizio poco inclinata, poi più ripida, fino ad una grande cengia detritica. All’estremità meridionale della cengia si trovano i chiodi per la prima doppia. Con una calata di 50 metri, molto aerea, si scende direttamente alla Forcella Gialeo (si possono anche fare due doppie: una di una decina di metri fino alla prima terrazza e poi una di 35-40 metri, ancorata ad un masso dove occorre lasciare un lungo cordone).
Dalla forcella si scende sul lato orientale con tre doppie di 50 metri, fino al sottostante pendio erboso. Poi per pietraie si ritorna al Lago Camoscere.
Prima ascensione della montagna nonchè prima salita dell'itinerario effettuata da Mario Idoro e Giovanni Maero il 17 agosto 1969.
- Cartografia:
- IGC 1:25000 n. 111
- Bibliografia:
- Guida dei Monti d'Italia Monte Viso Alpi Cozie Meridionali, Nelle Alpi del Sole A. Parodi