Si può partire sia direttamente da La berarde , sia dal rifugio du Chatelleret ritornando indietro sui propri passi, sia andando a bivaccare a quota 2750-2800 (numerosi posti da bivacco).
Materiale: nuts, friends, cordoni-fettucce di varia misura, piccozza e ramponi. Eventualmente martello e chiodi.
Da la berarde si rimonta il vallone des Etançons in direzione del rifugio du Chatelleret fino ad una passerella, dopo un lungo tratto pianeggiante, chiamata di Pierre Brune.
Di li’ una traccia sempre evidente, che ora si fa ripida e con numerose svolte, risale ( dx idrografica del vallone de Etançons) in direzione dell’attacco della cresta est del Pic Geny. 1100 mt circa di dislivello fin qui da la berarde. Si giunge a quota 2800.
Qui sono presenti in ottima posizione delle piazzole da bivacco.
Calcolare un tre ore circa.
Due opzioni a questo punto:
1 – si attacca direttamente lo sperone della cresta est a destra del filo ragguingendo poi nei pressi della cresta delle belle placche che si seguono fino alla cima di questo primo risalto (consigliato se il ghiacciaio du plaret non è in condizioni);
2 – si percorre il ghiacciaio du plaret (crepacciato) per arrivare fino al punto nel quale risalendo dei pendii con pendenza sui 40° si giunge all’altezza della cresta orizzontale dopo il primo risalto.
Da questo punto si segue la cresta più o meno orizzontale stando praticamente nei pressi del filo (III/III+) fino ad una grande zona (terrazza) con detriti e blocchi e ad inizio stagione con neve. Si punta allora verso la sn di salita per vaghe tracce in direzione di un camino. La roccia in questa zona è eccezionale!
Si seguono poi delle fessure e dei gradini senza un percorso obbligato stando il più possibile verso la cresta sul versante del Plaret (IV/IV +) fino a raggiungere una specie di couloir. Si risale fino ad un’anticima.
Qui il percorso è aereo e ripido ma è più impressionante che difficile. (ci si protegge sempre molto bene e si possono fare soste un po’ ovunque).
Si giunge sempre per cresta scegliendo il percorso migliore a una piccola insellatura con roccia poco buona e di lì in breve in cima.
Panorama sempre grandioso!!!
Sulle guide mettono dalle 4 alle 6 ore dall’attacco.
Discesa
non è assolutamente da sottovalutare! Qui ripropongo quella che mi è sembrata più precisa tratta da Sommets des Ecrins ed Glenat:
Si scende dal versante ovest Soreiller seguendo con arrampicata in discesa facile (I/II) uno stretto couloir camino e quando questo si allarga si raggiunge con brevi traversate di cenge e brevi risalite la sponda dx idrogr del canale che scende dalla Breche du Rouget (neve ad inizio stagione).
Attenzione alla qualità della roccia (mediocre) e a non perdere le tracce anche se sono presenti degli ometti!! Non ci si mette dentro il canale ma si segue la sponda dx che forma una specie di speroncino seguendo delle tracce su cengee degli ometti fino ad un risalto più ripido. Qui si trova una doppia di 20/25 metri attrezzata su alcuni chiodi con dei maillons rapids (nascosta nei pressi di una cengia).
Si raggiunge il canale alla sua base e si traversa verso dx tra pietroni in direzione del rifugio del Soreiller senza scendere troppo ma mantenedosi quasi in orizzontale fino alle rocce montonate nei pressi del rifugio (orientamento difficile in caso di nebbia, pochi ometti visibili all’inizio).
Si giunge così al rifugio del Soreiller posto sotto la splendida Aiguille Dibona. 2/3 ore dalla cima al rifugio.
- Bibliografia:
- Sommets des Ecrins ed. Glenat- Le IV sup ed. Glenat
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