La via attacca nella parte più bassa della parete. Noi per via della neve alla base abbiamo salito dei blocchi erbosi verso SX per poi reperire una sorta di fessura verticale, anch’essa solcata da blocchi, da percorrere sino al suo termine -S1- che poi si trasforma in una bella fessura da dita che termina su un terrazzino erboso (uscita un po’ da giardiniere) -S2- Da qui salire brevemente una rampa sino ad arrivare a un sistema di fessure connotato da roccia bianca nella parte alta -S3- (La salita da questo punto prosegue con sempre un prominente tetto sopra la testa, in cima alla parete). Salire sezione di roccia compatta poco proteggibile ma ben appigliata poi seguire rampa con fessura di fondo che si manterrà alla SX del tetto orizzontale e lungo che solca la parete (tiro lungo) -S4- Proseguire per fessure verticali -S5- Direttamente sopra piccola zona di recente crollo e roccia più frastagliata. Noi scegliamo di ribaltarci sulla DX dove è più compatta. Al suo termine pieghiamo a DX per abbandonare il sovrastante tetto prominente. Salire zona poco proteggibile composta da buone liste orizzontali (altra uscita erbosa su terrazzino di ontani) -S6- Piccola sezione di trasferimento (una decina di metri) poi si prosegue dritto sempre su fessure che ci fanno avvicinare ai tetti finali -S7- Salire fessure (stare a DX) andando a reperire caratteristica lama appoggiata che affaccia sull’altro lato del vallone, chiodo rosso (a questo punto siamo forse sulla via di Meneghin?), e sostare al suo interno -S8- Salire ora fessura terminale, uscire in cima al primo torrione per poi spostarsi sul secondo -S9- Da qui cordoni che permettono la breve calata che conduce alla discesa.
In via è rimasto 1 nut e un cordone per la calata dalla cima.
La via è di bella e solida roccia (a parte, come accade in luoghi come questi, alcuni blocchi un po’ ballerini) tutta sul V/V+ come grado ma interamente da proteggere e segue una linea logica di minor resistenza di quella porzione di parete.
Joe Quercia e Diego Re.