L'itinerario è misto: mulattiere, sentieri e un piccolo tratto di una stretta strada in asfalto ed è accessibile a chiunque. Il dislivello percorso è basso.
La salita alla Cava delle Macine, seppur brevissima (20 metri) e attrezzata con scala di ferro, gradini scavati nella roccia e catene (non c'è bisogno di portare attrezzatura) è da consigliare solo a escursionisti esperti e da non fare in caso di pietre bagnate.
Alla rotonda che si raggiunge dopo poche decine di metri prendere la prima uscita a destra e poi dopo aver passato qualche casa girare sulla traversa a destra Via Maometto. Giunti nella zona industriale (dopo poche centinaia di metri (primi capannoni sulla destra) cercare una stradina acciottolata sulla sinistra, con indicazione Maometto. Percorrerla per poche decine di metri fino al piccolo parcheggio, o , meglio, lasciare il mezzo negli ampi parcheggi dell’adiacente zona industriale.
Dal parcheggio si imbocca la sterrata che con una larga curva arriva al piazzale dove vi è la roccia con il Maometto. Terminata la visita al Bosco del Maometto si torna alla curva e si imbocca il sentiero indicato incirca alla metà della curva da un ometto in pietra (venendo dal parcheggio il sentiero è sulla sinistra). Si segue la traccia del sentiero, abbastanza visibile anche se in assenza di segnali.
Dopo un breve tratto in saliscendi nel bosco il sentiero costeggia sulla sinistra una apicoltura presso la quale sulla destra si inerpica una mulattiera, da imboccare (il sentiero prosegue sino alla strada asfaltata pochi metri in fondo). Si segue quindi la mulattiera che dopo 3 curve a tornante arriva a un bivio (a sinistra il sentiero va a San Didero passando per la Chiesa di San Desiderio, sentiero che è possibile fare al ritorno, vedere alternativa in calce); si prende a destra e si prosegue fino a un bivio con un ometto (a sinistra c’è una deviazione di una decina di metri che porta a un minuscolo rifugio abbandonato che porta la curiosa incisione “Edmondo De Amicis 1909”) . L’itinerario prosegue a destra a mezza costa, valica il Rio Maometto (attenzione a eventuali tratti un po’ franati) e giunge in una radura erbosa solcata da una carrareccia.
Si segue la carrareccia che sbocca sul tornante di una stradina asfaltata (Via Florio). Lì si imbocca la via in salita e dopo poche centinaia di metri si arriva alla Borgata Ronchi, da dove, prima della curva a tornante, nei pressi di un pilone dell’elettrodotto, scende sulla destra una mulattiera, da imboccare.
Si scende per un paio di tornanti dopo il quale sulla sinistra si intravede una pittoresca scalinata che porta alla borgata di Chiampano. Si prosegue ancora sulla mulattiera per arrivare di nuovo su Via Florio dove è presente la palestra di roccia detta La Cava. Alla sua destra (guardandola) parte la mulattiera da imboccare. Salendo leggermente si arriva a una carrareccia che costeggia alcuni piccoli fondi; dopo poco si arriva a un bivio segnato da due cartelli, a sinistra per Chiampano / Losa, a destra per la Ròca Forà.
Si imbocca quindi a destra e si giunge dopo poco a un bivio senza indicazioni: a sinistra c’è la deviazione per la cava, da imboccare per la visita. Il sentiero si inerpica e giunge a ridosso di una bassa parete verticale, da dove parte il percorso di accesso alla cava, in parte attrezzato e che abbisogna di un minimo di attenzione (non c’è bisogno di assicurarsi, ma è da evitare in giornate umide e/o piovose): si sale la breve parete verticale utilizzando i pioli infissi nella roccia alla fine dei quali ci si aggrappa a un palo bianco e rosso per tirarsi su; si procede poi su una liscia roccia inclinata prestando attenzione a porre i piedi nei gradini scolpiti al suo interno e reggendosi alla catena presente.
Terminata la roccia liscia si dipana il ripido sentiero che dopo pochi metri giunge alla base del grande buco nella montagna. Il terreno sotto al foro è inclinato e sabbioso (l’attività di scalpellio incessante ha creato un deposito sottile) e la sabbia mista a frammenti di rocce tende un po’ a franare.
E’ consigliabile salire mantenendo la destra poiché a sinistra è più esposto. Una volta dentro si possono osservare le macine ancora abbozzate, lasciate lì a causa dell’abbandono della cava. Terminata la visita ci si cala per il percorso di salita, prestando attenzione come all’andata.
Si riprende il sentiero e si scende fino al bivio . Si prosegue in salita su ampio sentiero, pervenendo dopo poco alla “Cà dij picapere”., probabilmente un riparo usato dagli operai. Si prosegue in salita nel bosco fino a raggiungere la vetta della Ròca Brun-a, un’ampia cresta di roccia lisca con bel panorama sulla valle.
Si prosegue e si incontra subito dopo un’antica fontana e un gruppo di case quasi completamente diroccate. Davanti alla prima si imbocca il sentiero sulla sinistra che, passando fra altre rovine, prosegue poi in discesa incontrando un bel pilone. Si scende sull’ampia mulattiera contornata da alti muri a secco e , tenendo la sinistra ai bivi, si raggiunge la borgata Achit con la piccola cappella di Santa Lucia. Da lì si passa sulla carrareccia (che è la parte terminale di Via Florio) e si scende dal sentiero che parte proprio alla fine della carrareccia. Il sentiero arriva rapidamente a Ronchi, da dove si prende Via Florio in discesa e si torna al Maometto per l’itinerario di salita, oppure per altri vari sentieri che scendono comunque tutti nei pressi .
Alternativa per il ritorno: volendo si può allungare l’anello salendo da Achit per Mondainiera, attraversando Toto e arrivando a Leitera Inferiore. Da lì si può scendere per San Didero e poi per la Chiesa di San Desiderio fino a riprendere la mulattiera che scende al Bosco del Maometto.
L'opinione più attendibile è però quella che vede in questa scultura Giove Dolicheno, un dio venerato dai militi romani, nel I° e II° secolo d.C.; proprio attorno all'attuale Borgone, sorgeva il confine tra l'Impero romano e il Regno di Re Cozio, sulla via che portava alle Gallie; grossi contingenti di soldati mercenari che provenivano dalla città di Doliche in Siria, adoravano per l'appunto Dolicheno, divinità ittita, il cui culto si fuse con quello del romano Giove.
- Cartografia:
- Fraternali Bassa Valle Susa, Musinè, Val Sangone, Collina di Rivoli 1:25.000