La via affronta l’evidente diedro del settore sinistro della parete regalando un’arrampicata molto estetica di notevole interesse in diedro e fessura, tipica della valle dell’Orco. Seppur le difficoltà tecniche siano molto elevate e continue, non sono mai presenti passaggi obbligatori pericolosi o poco proteggibili.
La Torre della Grangetta è il più importante affioramento roccioso presente nella zona della Roceia: sorge a circa seicento metri di quota ed è inconfondibile se osservato dal fondovalle, da quale appare come una gigantesca e liscia placconata interrotta nella sua continuità solamente da un enorme tetto obliquo.
Guardandola più da vicino sembra invece una vera e propria torre costituita da uno gneiss granitoide di ottima qualità, sulla quale spicca, oltre all’enorme tetto sommitale, un evidente ed aperto diedro sul lato sinistro, lungo il quale si sviluppa la via “Fratellone dove sei?”, itinerario di notevole bellezza e difficoltà, molto logico e che regge senza problemi il paragone con le più famose vie del Caporal o del Sergent.
Inspiegabile come questa parete così evidente dal fondovalle sia rimasta nell’oblio sino ad ora: forse a causa del lungo e difficile avvicinamento questi diedri e queste fessure non hanno mai catturato l’attenzione degli arrampicatori locali, spesso troppo impegnati nella ricerca delle difficoltà sulle vie famose e conosciute; lasciando invece inscalato, sino al 2006, uno degli itinerari più logici ed evidenti di tutte le pareti della zona.
Riguardo al periodo di frequentazione, se ne consiglia l’accesso solo nei mesi invernali a causa della fitta vegetazione che complica notevolmente l’accesso: l’esposizione a sud e la quota relativamente bassa fanno si che si possa arrampicare senza problemi anche a Gennaio, sfruttando le ore più calde della giornata.
Proseguire a piedi lungo una mulattiera pianeggiante che dopo poche centinaia di metri sbuca in una strada sterrata in stato di abbandono che si segue in salita sino al terzo tornante; dopo il quale si scorge un muro formato da enormi blocchi di pietra.
Al termine di questo imboccare una traccia di sentiero sulla destra che si segue tra la vegetazione lussureggiante, avendo l’accortezza di seguire le diramazioni che consentono di raggiungere la sommità dell’evidente dosso roccioso che sovrasta l’ultimo tornante della strada.
Proseguire nel bosco ora meno fitto incontrando una traccia di mulattiera che conduce alla base di una balza rocciosa; salire per tracce alla sua destra sino quando il passaggio è ostacolato dalla fitta e spinosa vegetazione. Salire allora una placca rocciosa di una decina di metri (passaggi di secondo grado) uscendo in mezzo alle spine. Si raggiunge così il punto più basso della Torre della Grangetta, quindi salire per roccette verso sinistra puntando alla base dell’evidente diedro del settore sinistro, che si raggiunge salendo un facile zoccolo di boccette miste ad erba. Contare 45 minuti dall’auto.
Itinerario: attaccare un fessurino all’estremità sinistra dello strapiombo, che permette di superare il ventre strapiombante nel punto in cui è meno pronunciato (6b/c o A1). Ristabilirsi nel diedrino (5c) che con andamento obliquo conduce ad una pianta (4c). Sosta 1. Salire in placca alla base di un evidente strapiombo, superarlo sulla sinistra raggiungendo una placca solcata da una caratteristica fessura verticale (6b). Seguire tale fessura (6a poi 5c, nuts medio-piccoli) sino ad incontrare una lama che permette di traversare a destra alla base del grande tetto sommitale (5c). Sosta 2, un chiodo lasciato. Traversare un paio di metri a sinistra in forte esposizione per superare lo strapiombo nel punto di minore resistenza (5c), continuare su facili placche fessurate (4c) raggiungendo la sommità della parete. Sosta 3 su pianta con cordino.
Materiale: sulla via è rimasto un solo chiodo. Portare una serie di friend fino al n° 4 e una di nuts. Utile un chiodo a U e uno a lama per la seconda sosta.
DISCESA
Dalla cima della via “Fratellone dove sei?” effettuare una prima doppia di 40 metri (albero con cordino) raggiungendo la prima sosta di detta via, dalla quale con un ulteriore doppia di 20 metri su albero si raggiunge la base della parete.
- Bibliografia:
- non recensita, è una prima assoluta