Da percorre con molta attenzione in discesa se la neve molla, essendo esposto a sud. Vista la lunghezza della gita e il dislivello importante, consigliabile in primavera quando la strada è aperta fino alla sbarra dei Chiapili, il disgelo abbia liberato dalla neve la parte iniziale del sentiero Videsott (meglio un po’ di portage che sfondare al ritorno…), zero termico basso, bollettino valanghe non più di 2 e ottima visibilità perché sui ripiani superiori è facile perdere l’orientamento in caso di nebbia.
I tratti di avvicinamento percorsi con le racchette, sono valutabili BR. Il tratto alpinistico finale del pendio SO, valutabile PD invernale.
Risalire il sentiero Videsott che si stacca a destra a ridosso di una costruzione in pietra, poco prima dell’abitato dei Chiapili di sopra. Salendo fra cespugli di ontani si toccano dei ruderi (quota 1858), quindi, con traversata ascendente a sinistra, si raggiungono i pascoli dell’alpe Pertica, dove il terreno si fa meno ripido.
Si punta all’interno del vallone del Rio della Percia, risalendo il lato sx orografico del vallone in direzione del Colle della Terra. A quota 2550 ca si abbandona il fondo del vallone per raggiungere la parte superiore della cascata del Rio della Percia. A tal fine occorre aggirarla a dx (guardandola) risalendo il ripido pendio coi ramponi (a tiro di valanghe) e percorrere un traverso a sx (parallelo alla sovrastante strada reale di caccia).
Giunti così nella conca superiore della cascata, si attraversa la strada reale e si risale il ripido pendio verso NO che raggiunge i ripiani superiori in prossimità del Lago Gias di Beu. E’ molto importate trovare innevato questo pendio perché senza neve è molto difficoltoso.
Si calzano nuovamente le racchette e si prosegue verso N e NE in direzione del Colle di Punta Fourà, raggiungendolo per poi risalire il pendio NO. Per abbreviare il percorso, ci si può alzare sui pendii di destra (neve stabile) che fasciano la Punta Fourà. Compiendo un semicerchio verso dx ci si porta nella parte superiore e più ripida del pendio ovest finale, dove occorre calzare i ramponi. Segue successivamente l’ultimo tratto ripido di rocce instabili e sfasciumi mobili che a seconda dell’innevamento possono essere più o meno difficoltosi.
Sul lato destro lato Valle Orco delle ripide roccette finali, se non ricoperte di neve, si trova un breve verticale passaggio di arrampicata su ottima roccia con comodi appigli e appoggi.
Discesa lungo il percorso di salita.
- Cartografia:
- IGC 3 - IL PARCO NAZIONALE DEL GRAN PARADISO