Lasciata l’auto si segue la strada bianca chiusa al traffico che in 20 min. conduce alla malga dove un recinto di pietre e filo spinato con traliccio in ferro indica il pozzo d’accesso all’abisso.
Arcinota grotta dei Lessini. Su quest’abisso è stato scritto e fatto di tutto. Una specie di “nord dell’Eiger” della speleologia mondiale. Dalle prime esplorazioni degli anni trenta con argani, pompieri, alle mega spedizioni del Fascio per dichiarare la grotta più profonda del mondo, passando per le spedizioni internazionali anni 60 stile “Hymalaiano”.
Poi, come accadde sugli 8000, le spedizioni si fecero leggere e nel 1963 un “commandos” di Torinesi, Bolognesi e Modenesi parte all’attacco stazionando un campo base a -516m. Da lì proseguono nella discesa e rimangono solo in due, i Bolognesi Pasini e Ribaldone, che con una punta di 40 ore giuntando le corde tagliate nei pozzi precedenti, raggiungono il fondo ed entrano nella leggenda!
Percorrere la Preta è bellissimo e non è facile, anche se non estremo. Scenderla è “scendere l’abisso per antonomasia”, ed oggi, nel millennio delle super-grotte che sprofondano a -2180m, la Preta conserva ancora il suo carattere ed il suo fascino.
La grotta si apre sinistra nel prato e subito sprofonda con il pozzo “De Battisti” il “P131” della speleologia per eccellenza, fusoide a campana di 131m. nel vuoto. Seguono il P108 (Cabianca) ed il P88 (SUCAI), poi fessure e meandri fino a -400, dove si ritrovano ancora bei pozzi (Chiodo P43, Torino P66, Bologna P51) alternati a fessure e meandri bagnati. La grotta scende ancora, fino ad arrestarsi in fondo ad un P36, dentro una stretta fessura fangosa ed impercorribile, 877 metri sotto la cima del Corno d’Aquilio.
- Bibliografia:
- G.BADINO-R.BONELLI, GLI ABISSI ITALIANI