2 mezze corde da 30 m, casco, alcuni rinvii, fettucce e cordini, qualche nut e friend medio-piccoli
E’ posta al centro di una zona caratterizzata da immense colate detritiche, e anche la roccia che la compone risulta generalmente rotta e piuttosto friabile: emblematico l’episodio verificatosi nel settembre 1987, quando un enorme settore del versante sud - sud ovest precipitò improvvisamente a valle, modificando per sempre un vasto settore di parete e cancellando per lungo tratto il sentiero di accesso al Passo del Corborànt.
Roccia cattiva, dunque, ma con qualche eccezione: la cresta Nord infatti, che si origina dal Passo dell’Ischiatòr e che sale molto lineare fino alla vetta, presenta lunghi tratti solidi, che ne rendono la percorrenza molto piacevole. Si tratta di una via piuttosto semplice, percorribile per lunghi tratti in conserva, ma in ambiente aereo e panoramico.
Dal rifugio si scende sulla sponda del Lago Inferiore dell’Ischiatòr e si attraversa la stretta lingua di terra che separa il lago in due bacini distinti. Dall’altra parte si prende la mulattiera che attacca il gradone detritico ed erboso che sbarra l’alto corso del Vallone dell’Ischiatòr. Con numerosi tornanti la mulattiera guadagna l’orlo di una conca sospesa: poco prima di raggiungerla si lascia a destra la diramazione per il Passo di Laris (vedi anche itinerario Becco Alto d’Ischiatòr).
Ci si inoltra nella pianeggiante conca erbosa, dove giace il pittoresco Lago Mediano dell’Ischiatòr (2410 m, h 1,00 dal rifugio): anche questo bacino, come quello inferiore, si sta suddividendo in due laghetti distinti a causa del progressivo ed inesorabile apporto di detriti da parte del rio immissario. Aggirato il primo laghetto sulla destra, si riprende a salire per balze erbose e, successivamente, detritiche. Per rocce arrotondate, placchette e macereti si guadagna quota nella parte alta del vallone, mantenendosi sempre sulla sinistra idrografica. Si esce così nella conca superiore, occupata dal Lago Superiore dell’Ischiatòr (2755 m, h 1,00 dal Lago Mediano) che occhieggia fra immani colate detritiche, dominato dalla piramide rocciosa della Cima del Corborànt. Dal lago si vede molto bene la cresta che dal passo d’Ischiator (a dex) si collega al Corborant (a sin), e si nota chiaramente che vi sono diversi punti, proprio di fronte, in cui è piuttosto semplice accedere alla cresta, per esempio una cengia erbosa ascendente più a dex ed un canalino detritico più a sin. Consigliato seguire le facili rocce sulla dex del canalino detritico.
Si scende brevemente verso la sponda del lago e si segue una traccia che risale, a destra, l’erto ed ampio canale detritico che porta al Passo dell’Ischiatòr. Molto prima del colle tagliare a sin per pietraie per arrivare all’accesso alla cresta.
Si raggiunge così una insellatura, dov’è posto l’attacco vero e proprio della via (Forcella Nord del Corborànt, 2856 m)
Si percorre la cresta per una serie di placconate, superando inizialmente alcuni gendarmi per una cengia sulla sinistra (passi di II°). Si raggiunge così un dorso roccioso più arrotondato, (chiodo con cordino in posto) che si risale per placche appoggiate ma piuttosto lisce (II°) fino alla base del primo risalto della cresta. Si attacca il risalto leggermente a destra del filo, sfruttando come direttrice una serie di diedrini e caminetti (25 m lichenosi, III°+ esposto) uscendo su di un aereo pulpito, dove si può fare una sosta, anche se un po’ scomoda. Con un altro tiro per placche esposte ed un po’ delicate (30 m, II°+/III°) si esce su un’affilata crestina. Raggiunto un pulpito detritico, dove la cresta si allarga nuovamente, si sale per un tratto camminando facilmente su terreno friabile (attenzione a non scaricare!), quindi si attacca il secondo risalto, decisamente meno impegnativo di quello precedente. Per un caminetto a sinistra si giunge alla base del torrione finale, che intimorisce più del dovuto: in realtà, salendo lungo un diedrino ben ammanigliato si esce alla sommità del risalto senza grosse difficoltà. Percorrendo facilmente la cresta, sempre più appoggiata, si guadagna la sommità della Cima del Corborànt (3010 m, h 2,30 circa dall’attacco vero e proprio).
Discesa: dalla vetta si seguono le tracce che divallano lungo il facile pendio est. In ultimo, un breve tratto di placche (catene per assicurazione, ma comunque facile) consente di toccare l’alta selletta rocciosa della Forcella Est del Corborànt (2900 m, h 0,10 dalla vetta), fra la Cima del Corborànt e l’omonimo Gendarme. Trascurando le tracce di destra, che scendono ai Laghi Lausfèr ed a San Bernolfo per il “Buco della Marmotta” (vedi anche itinerario Cima del Corborànt in senso inverso), si scende a sinistra, lungo un ripido canale detritico anch’esso attrezzato con catene. La discesa del canale è di per sé facile, ma richiede comunque attenzione a causa della diffusa ed estrema friabilità del terreno. Usciti dal canale verso destra, si attraversa la gigantesca pietraia che costituisce il fondo del sottostante avvallamento e si intercetta nuovamente il sentiero diretto al Passo dell’Ischiatòr poco a monte del Lago Superiore dell’Ischiatòr (h 0,30 dalla Forcella Est del Corborànt).
Da qui, seguendo a ritroso il percorso dell’andata, si ritorna al rifugio (h 1,15 dal Lago Superiore).
La Cima del Corborànt (3010 m) è una vetta piramidale posta sullo spartiacque principale della catena alpina, tra le valli Stura e Tinèe. È anche la seconda cima in ordine di altezza delle Marittime Occidentali, dopo il Monte Tènibres.