
Su questa montagna si svolse anche la guerra di mine (guerra in galleria) scavando profondi tunnel nella dura roccia fin sotto le postazioni avversarie, che si facevano poi saltare con cariche di parecchi quintali d’esplosivo. I resti di caverne, gallerie, trincee e filo spinato testimoniano tutt’oggi che anche questo settore orientale del Lagorài fu un grande campo di battaglia.
Anche le pareti meridionali vennero scalate dai soldati. L’arrampicata iniziò dunque già nel 1915, certamente per scopi diversi da quelli delle “moderne” salite e con mezzi e metodi antichi.
Cresta costituita nel complesso da roccia buona ma con alcuni tratti completamente di massi instabili, dentellata e ripida nella parte centrale ma mai troppo affilata; le maggiori difficoltà si incontrano proprio nella metà della cresta ma non superano mai il III grado.
Se affrontata d’inverno con le giuste condizioni, si riesce ad assaporare tutta la sua bellezza e la somiglianza alle grandi creste delle alpi occidentali. Infatti potrebbe essere anche un buon terreno propedeutico prima di cimentarsi con le più serie creste di misto delle alte quote.
Dalla Malga Rolle 1910m si segue il sentiero 348 che passando per il Rif. Laghi di Colbricón 1927 m e proseguendo verso W con il sentiero 349 che aggira a S il Lago Superiore di Colbricón scende al passo Colbricón 1908 m.
Da qui si prosegue sempre per il sentiero 349 che sale lungo il ripido fianco orientale del Colbricón arrivando così all’inizio della cresta (poco marcata nella parte bassa) all’altezza di due larici isolati una decina di metri l’uno dall’altro.
Da qui si inizia a seguire la facile dorsale verso SW, superando alcuni facili saltini di roccia e pendii di 30° (percorso non obbligatorio), si arriva alla prima cima della cresta, 2294 m.
Da questa si scende alla forcellina da dove si prosegue su terreno più impegnativo fino a toccare la seconda cima (ometto).
Si scende alla prossima forcella e si sale sempre in cresta e in seguito leggermente a dx della stessa arrivando sotto un diedro verticale con una rampa sulla dx.
Qui si sosta su spuntone e si effettua il tiro da c. 20 m (chiodo) salendo sulla rampa e sostando alla fine di questa su un’altro spuntone. Si prosegue per via logica verso l’alto arrivando in cresta. Si prosegue lungo tutta l’affilata cresta fino al risalto finale della terza cima costituito da massi instabili (ometto in cima).
Si scende per c. 4 m da dove si è saliti e si prosegue poi sulla cengia obliqua verso il colbricón e per terreno facile si scende nel canale sotto la Punta Bifida (possibilità di salire anche questa ma con qualche difficoltà nella discesa).
Da qui si risale la placca fessurata andando poi a sx si sale un diedrino formato da un masso e si sosta su spuntone sotto un corto camino a dx. Da qui si effettua un tiro di corda da 40 m seguendo sempre le linee di minor resistenza e arrivando cosi ad una comoda sosta con vicino un piccolo gendarme (chiodo con cordino giallo).
Si prosegue poi per terreno più facile e lineare sempre nelle adiacenze del filo di cresta, arrivando ad un terrazzone erboso dove si trovano i resti di alcuni ricoveri militari. A questo punto la cresta ritorna rocciosa e si continua a salire stando a dx di questa. Per un sistema di canali e rampe si sbuca sull’anticima e facilmente, su cresta quasi pianeggiante, in vetta.
Prima di questa dovrebbe essere stata percorsa solamente in parte dai rocciatori in uscita dalle vie delle pareti sud ed est e dai soldati italiani e austriaci nel 1916.
Infatti in alcuni tratti del percorso si trovano i resti della grande guerra, soprattutto nella parte superiore dove ci sono addirittura resti di postazioni, gallerie e ricoveri.
- Cartografia:
- Tabacco
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