Con le giuste condizioni si può salire anche di inverno, prestando particolare attenzione alla stabilità dei pendii che si affrontano sia accedendo al rifugio (eventualemente si utilizza il sentiero invernale) sia salendo dalla diga verso la Valmorta (pendio che scende dalle pendici del Cappuccello). In questo caso non è da sottovalutare la discesa per la "via normale".
Scendendo una quindicina di minuti dalla bocchetta dei Camosci verso il rifugio Coca (nei pressi della bocchetta del polledrino), si trova una colonnina per il telesoccorso, collegata con la sala operativa del Soccorso Alpino.
Materiale specifico:
Uno spezzone di corda da 25m, casco, cordini; può essere utile una scelta di dadi o di friend piccoli e medi.
Relazioni disponibili sui seguenti siti:
- C.A.I. Bergamo;
- Rifugio Antonio Curò;
- On Ice, relazione estiva ed invernale, fotoreports;
- Aria di Montagna, con fotografie;
Dal rifugio si seguono le indicazioni per il rifugio Coca (segnavia n°303) costeggiano le sponde meridionali del lago del Bardellino (catene) e giungendo alla casa dei guardiani della diga. Grazie ad un ripido sentiero si scende alla base della diga e poi si imbocca il sentiero per la bocchetta dei Camosci (palina segnaletica, segnavia n°323).
Si risale il pendio e si prende il sentiero che comodamente (alcune catene all'inizio) entra nella Valmorta e porta all'omonimo laghetto (2145m). Dal quì si rimonta una ripida pietraia (segnavia presenti) fino a giungere ad un valletta postglaciale (2400m ca, ometto in sassi). Da quì si vede per intero la cresta Est del Pizzo Coca che si dovrà percorrere (1:30h dal rifugio).
Si abbandona il sentiero e si sale a destra (Nord/Nord-Ovest) sulla cresta della morena, puntando al marcato canale che scende dalla cresta, poco a monte di un grosso risalto. A fatica si salgono le ghiaie del canale (passando sotto a dei massi incastrati, delicato) e si sbuca sulla cresta (2:00h dal rifugio). Pochi metri dopo si trova un chiodo arrugginito con cordino.
Si percorre la cresta per facili roccette (un cordino e un chiodo con cordino) fino a giungere ad un risalto, che si supera grazie ad uno stretto camino sul versante meridionale. Tornati in cresta, si giunge ad un muretto di una dozzina di metri che si supera sfruttando gli appigli (III°, un chiodo a metà e uno alla fine). Si prosegue alternando tratti orizzontali di cresta, talvolta esposti, a tratti più verticali che si superano o per mezzo di camini sui lati Nord-Sud a seconda delle situazioni, oppure direttamente per placche di roccia compatta (max III°) sempre ben proteggibili. Arrivati ad un ripiano a circa 2980m di quota, si evita l’ultimo salto roccioso deviando a sinistra lungo una comoda cengia (grosso ometto in sassi, da questo punto si vede la via normale al Pizzo di Coca) che porta in una zona di sfasciumi. Si risale il pendio per tracce di passaggi fino a tornare in cresta (ometti) dalla quale facilmente si spunta sulla sommità del Pizzo di Coca (3052m, 4:00h dall’attacco).
Discesa:
Discesa per la via normale sul versante Sud-Est, seguendo con attenzione i bolli (…sbiaditi…) e gli ometti di sassi si scende alla Bocchetta dei Camosci (0:40h; 2719m). Quì si può decidere se:
1. scendere dalla Valmorta al rifugio Curò (2:00h) e poi a Valbondione (1:00h);
2. Scendere al rifugio Coca (2:00h) e poi a Valbondione (1:00h), soluzione che permette di compiere un bel giro ad anello (di circa 24 chilometri; per questo si consiglia di parcheggiare a Grumetti).
- Cartografia:
- Kompass