Essa infatti, pure circondata da mari trasparenti e cristallini che lambiscono incantevoli spiagge e insenature, si manifesta al turista che la osserva per la prima volta come un’isola composta di rilievi rocciosi, spesso scoscesi, sovente al di sopra dei duemila metri.
Le vallate che risalgono alla base di queste montagne presentano tipologia alpina, con ruscelli, gole, laghetti d’alta quota, conifere; fra queste vallate sono indubbiamente affascinanti quella della Scala della Regina (Calacuccia), la Restonica e quella appunto di Asco, che ci conduce al versante nord del massimo rilievo còrso, il Monte Cinto, 2710mt.
L’ascensione qui descritta,
non è propriamente una camminata su dolce sentiero, allorché si svolge in buona parte su un percorso di roccette, ghiaioni e massi. Non manca tuttavia la segnaletica, abbondante in ometti (anche troppi!) e bolli rossi di recente rinnovati.
Posteggiata l’auto nel piazzale di Haut Asco (1422mt) alcune frecce in legno indicano l’avvio del sentiero, proprio di fronte all’Albergo-rifugio; quest’ultimo, che funge anche da posto tappa per il GR20, rappresenta un ottimo punto d’appoggio, disponendo di confortevoli stanze doppie o economici letti in camerata, con possibilità di consumare pasti propri o fruire della mezza pensione.
Il percorso inizia in direzione sud lungo la costiera boscosa che si eleva al di sopra del torrente Tighiettu. Dopo circa mezzora di camminata su buon sentiero in ambiente affascinante (avrete di fronte Capu Larghìa, Punta Minuta e gli altri svariati torrioni rocciosi che coronano il vallone) si giunge al ponte, quota 1488mt, oltrepassato il quale si comincia ad inerpicarsi per superare il primo salto.
Quasi subito si presentano un paio di passaggi (I,I+) su buona roccia; poi si prosegue verso est con sentiero e placche poco inclinate non esposte, avendo sempre sulla destra la singolare sagoma della Tour Penchée.
Attraversando quindi una zona cespugliosa si raggiunge, intorno ai 2000mt, un’ampia conca appena sotto la Bocca Borba e il sovrastante bacino del piccolo Lac d’Argentu (circa due ore dall’auto). Il panorama è dominato a sud dalla severa parete settentrionale del Cinto, per aggirare la quale il percorso si sviluppa ora verso sud, su tracce ghiaiose e roccette.
A questo punto, con un pizzico di buona sorte meteorologica si può aprire alle vostre spalle (nord) una veduta assai ampia: a mano a mano che si prende quota si abbassano all’orizzonte le cime di Capu a Dente, A Muvrella, Monte Grosso e dintorni, ed appaiono con chiarezza il promontorio, la cittadina e la baia di Calvi.
Un’ultima faticosa rampa fra abbondanti ometti (fare attenzione, specie in caso di scarsa visibilità) consente di raggiungere la cresta che costituisce la linea spartiacque tra la valle di Asco e quella di Calacuccia, un poco a est di Punta des Eboulis (2600mt – 3h45).
Ci si tiene adesso sul versante sud del Cinto per aggirare un paio di bastionate rocciose; con alcuni fastidiosi saliscendi fra tracce e pietrosi si perviene così alla vetta in ulteriori 30/40 minuti, ricollegandosi nella parte finale alla via che giunge dal rif. de L’Erco e Lozzi.
La vista che si gode dalla cima del Cinto è indubbiamente suggestiva, spaziando su buona parte dell’isola, ed è monotono ripetere che essa ripaga delle fatiche…
Non resta che ammirare, dalla precaria croce di vetta, il vallone di Calacuccia col relativo lago di sbarramento e, all’orizzonte sud, il Monte Rotondo; verso nordest si allunga il “dito” di Cap Corse; a ovest si distingue il golfo di Porto, mentre a nordovest i più fortunati potrebbero scorgere qualche vetta delle Alpi Marittime.
Valerio Onofri Hôte
- Cartografia:
- IGN 4250 OT - Corte. Monte Cinto