La cresta si origina dalla spalletta più meridionale del Bric Castelnegro, precipitando poi nel Rio della Gava (dove si allarga a formare un poderoso basamento) poco dopo la sua confluenza con il rio Secco, e poco prima del suo definitivo ingresso nel torrente Cerusa.
Attrezzatura mista, con nuovi fix alternati a chiodi da fessura e protezioni naturali.
Al sesto e più secco tornante, poco sotto la boscosa spalletta meridionale del Bric Castelnegro, è possibile posteggiare su un piccolo spiazzo sull’esterno della curva.
Uscendo a monte della stessa, si raggiunge quindi la sommità della spalletta, per breve traccia cha traversa sopra alcune fasce ben tenute, in direzione di un più alto albero di pino (che si staglia a poca distanza da quel che resta dell’antica teleferica in uso al paese di Sambuco).
Da qui, con pochi passi nella macchia (scavalcando un tronco di pino abbattuto e aggirando alcuni arbusti di erica) si può raggiungere l’attaccatura della cresta di rocce dove esce la via. Per raggiungere l’attacco, invece, occorre proseguire perdendo quota sull’opposto versante, ai margini di fasce ormai incolte, fino a raggiungere il letto del torrente. In breve, percorrendo il letto del torrente verso valle, si raggiunge la parte più alta del poderoso basamento della cresta, dove l’acqua giunge a lambirlo. Di qui, trascurando l’attacco di una prima via (targhetta con il nome “Lunghe ombre”) si attraversa alla meglio il torrente, per poi guadarlo nuovamente in vista di una più evidente spaccatura, poco a monte del punto in cui l’acqua ritorna a lambire il basamento (targhetta con il nome “Colpo di spada”; 20min. scarsi dal posteggio).
Tiro 1 – 25m
Netta e molto caratteristica spaccatura – come se un dio avesse calato dall’alto un gigantesco colpo di spada – che in basso forma un camino, e in alto un più stretto ma altrettanto profondo taglio, sul fondo di un fantastico diedro.
Si sale all’interno del camino fin quando si divarica troppo e forma una provvidenziale nicchia (IV+; 1 ch. e 1 fix).
Dalla nicchia, salendo sopra un altrettanto provvidenziale masso, si afferra quindi la fessura sul fondo del diedro, e la si segue con faticosa ma entusiasmante alternanza di tecniche (VI/A1; 3 ch.; possibilità di ottimi friends di tutte le misure).
In uscita, occorre ristabilirsi su delicata rampetta obliqua verso sx, da percorre in direzione di un solido ceppo di elce (V; 1 ch. e 1 fix; sosta su 1 fix e 1 golfaro con catena).
Tiro 2 – 15m
Si continua ora a salire per placche ben più abbattute, seguendo una fessura un po’ terrosa fino a guadagnare un terrazzino poco sotto la cengia alberata che stacca il basamento della struttura dalla sua parte più alta e assolata (III con passo III+; 2 ch.; sosta su 2 fix con anello di calata).
Tiro 3 – 30m (+ 20m di trasferimento)
Con l’aiuto di una corda fissa si raggiunge la soprastante cengia, che si percorre poi brevemente verso dx, fino alla base di una ripida placca (nuova sosta da attrezzare su 1 fix e 1 golfaro).
Dopo un primo muretto, la placca si appoggia decisamente (IV poi II; 1 ch). Evitando di proseguire verso un secco tettino, si traversa allora verso dx scavalcando una sponda di roccia, fino alla base di un pilastrino, che poi si vince con arrampicata diretta ed elegante (dal III al IV con passo IV+; 2 ch.; sosta su 2 fix con catena).
Tiro 4 – 15m
Dal colletto alberato a monte del pilastrino, si punta alla base di un compatto scudo di roccia rossastra, inciso appena da un’esile fessurina (III+ non obbligatorio; 2 ch.). Si segue quindi la fessurina con arrampicata subito molto atletica e sostenuta, fino alla sommità dello scudo di roccia, che si trova proprio sul filo di cresta (V+; 3 ch.; sosta su 2 fix con catena).
Tiro 5 – 15m
Si percorre quindi il filo di cresta verso monte, aggirando al meglio alcuni blocchi, fino alla spalletta alberata che decreta la fine di tutte le difficoltà (II con passo III; 1 fix e 1 cl. artificiale; sosta su 1 fix).