1°) chilometro 82 (ferrovia Ollantaytambo) – Wayllabamba
2°) Wayllabamba – Runkuraray
3°) Runkuraray – Winaywayna
4°) Winaywayna – Machu Picchu
Il percorso del primo giorno presenta un andamento lieve e quasi pianeggiante sino al villaggio di Wayllabamba (3.000 metri), qui trascorriamo la prima nottata. Nella giornata è possibile osservare alcune bellissime rovine pre – incaiche situate nella parte opposta della valle che si percorre, bagnata dal Rio Urubamba. Nel primo tratto di cammino per poter attraversare questo corso d’acqua, data l’assenza di ponti, si utilizza un carrello appeso ad una fune metallica. Il movimento del carrello è possibile grazie allo sforzo muscolare di un giovane peruviano posto dall’altra parte del fiume. Seconda giornata più faticosa poiché si deve sormontare il passo di Warmiwanunca posto a 4.200 metri per arrivare al sito archeologico di Runkuraqay, posto a 3.800 metri. Un’oretta per raggiungere il fondovalle ed altri quaranta minuti di salita. Proprio all’interno delle rovine è possibile montare le tende.
Nel terzo giorno in seguito a quaranta minuti di cammino è possibile visionare la presenza dell’accesso ad un’antica galleria sotterranea che probabilmente conduceva a Machu Picchu. Su questa ipotesi nutro forti dubbi, perché siamo ancora troppo lontani dalla città. La discesa si presenta ripida e la mulattiera è costituita da gradini molto alti che rendono il cammino decisamente scomodo. Ad un certo punto occorre deviare a sinistra per raggiungere il sito archeologico di Sayamarca, un cartello indicatore ed un’erta scalinata permettono di non sbagliarsi; queste sono le rovine più interessanti incontrate durante il cammino. La nostra guida si rende utile e spiega parte dei misteri che circondano quest’antica civiltà: gli Incas. Sono spesso supposizioni, ipotesi, poiché poche informazioni certe si conoscono su questo popolo, sulle sue usanze e sulla sua vita.
L’ ultimo colle è fortunatamente è meno insidioso, il suo nome è Phuyupatamarca ed è situato a 3.600 metri. Dal punto di vista naturalistico–ambientale è questo il tratto più affascinante, specialmente per la comparsa di una rigogliosa vegetazione: la mulattiera diventa più elegante e curioso risulta un tunnel scavato nella roccia.
Pochi metri sotto il colle è presente una fortezza Inca e vederla dall’alto regala un bellissimo colpo d’occhio. Nei pressi delle rovine c’é una fontana ed una sequenza di vasche di canalizzazione. Altre tre ore di cammino in accentuata discesa ed eccoci a Winay-Wayna, l’ultimo posto tappa obbligato. Esiste un rifugio in cattive condizioni, meglio la tenda. Per l’ultima tappa occorre svegliarsi molto presto per poter arrivare a Inti Punku (porta del sole) prima dell’alba. È un luogo situato a 2.700 metri e consente una vista eccezionale di Machu Picchu. È questa una città quasi inaccessibile poiché domina precipizi che raggiungono i 300 metri di profondità; non fu scoperta dagli spagnoli bensì dal professor Hiram Bingham solamente nel 1911. La sua storia è avvolta nel mistero: al momento della scoperta fu trovata nelle stesse condizioni in cui gli abitanti l’avevano abbandonata, per cui offre un’immagine reale della tradizionale residenza Inca.
Circondata da possenti muraglie in pietra, la città presenta un ingresso anch’esso in pietra. All’interno un enorme complesso di costruzioni: santuari, templi, palazzi, piazze, nuclei residenziali, aree adibite al commercio ed un complesso sistema di bacini d’acqua, il tutto posto su vari piani terrazzati sistemati a varie altezze e collegati da scale sempre in pietra. Quasi tutte le mura perimetrali dei vari edifici sono intatte, sono invece scomparsi i tetti, generalmente fatti con erbe fittamente intrecciate e resistenti.