L’anello porta alla mianda Cacere, che i partigiani chiamavano del “Non si vede”. Da qui scende alla borgata Suppo e ritorna al colle del Lis con bell’itinerario nei faggeti della zona.
Su tutto il percorso si gode di un ottimo panorama dal Monviso fino alle Alpi Marittime e sui vicini Roccasella e Sapei. Il sentiero è stato recuperato e segnalato per merito dei volontari del CAI di Pianezza.
Avvicinamento
Da Torino percorrere la val di Susa sulla S.S. 24 fino al bivio per Almese e Rubiana. Qui voltare a destra e salire sulla provinciale fino al Colle del Lis. In corrispondenza dell’ampio piazzale, voltare a sinistra su una strada che porta in breve al parcheggio degli ex impianti sciistici.
Descrizione
Dal piazzale si percorre la strada sterrata che conduce al colle della Frai 1337 m. Dopo il colle si prosegue su un cammino lastricato che va presto abbandonato a favore del sentiero che a sinistra, cartello, s’inerpica nella faggeta. Oltrepassato un primo punto panoramico su Rubiana e la pianura torinese, ove spicca un monolite naturale molto caratteristico, si risale una pietraia che culmina nei pressi dei vertici di due dei torrioni della falesia di Mompellato. Il sentiero scende quindi alla base di un terzo torrione, attraversa un paio di rigagnoli e risale un pendio dirupato e franoso. Dopo un tratto in falsopiano attraverso prati scoscesi e pietraie, la traccia sale a destra in direzione nord per poi piegare a sinistra verso ovest e attraversare un costone roccioso. Da questo punto si può già individuare, guardando verso ovest, la meta dell’escursione, la mianda Cacere, che si raggiunge in pochi minuti mantenendo la quota.
Si prosegue quindi verso ovest, scendendo un ripido sentiero con vista spettacolare su alcuni torrioni. Si raggiunge il fondo del vallone del torrente Messa, dove si incontra il sentiero che sale al monte Rognoso. Si piega a sinistra e si scende prima su prati e poi in una grandiosa faggeta fino alla borgata Suppo, 1244 m, incontrando qui una bella fontana. Da questo punto verso est parte un sentiero (cartello) che sale leggermente e si inoltra nella faggeta verso est. Con alcuni tratti in salita e altri in piacevole piano si attraversa il fianco del Rognoso e si perviene al colle della Frai, chiudendo l’anello. Calcolare un tre ore e mezza di buon passo.
Storico
La mianda Cacere, che i partigiani chiamavano “il Non si Vede”è stato uno di quei rifugi di emergenza disseminati sulle montagne delle nostre valli nei punti più impervi, che i partigiani utilizzavano come basi nei momenti più difficili. Solitamente erano baite costruite dai pastori, che le usavano per la transumanza estiva; già allora non più utilizzate per lo spopolamento montano. Erano rifugi sicuri, perché poco conosciuti, difficili da raggiungere (e da trovare), facilmente difendibili. Nell’area del Col del Lis, a cavallo tra Rubiana e Viù, il ‘Non si Vede’ era il più sicuro. Si trova sul versante meridionale del monte Rognoso, ed è un grande riparo sotto roccia ricavato chiudendo con un muro a secco una formazione rocciosa a forma di fungo; disponeva di due locali non comunicanti, uno più piccolo sul lato est ed uno più ampio dotato anche di soppalco sul lato ovest. Praticamente invisibile dal basso (ma anche dall’alto), situato in un’area impervia e scoscesa, poteva ospitare anche una ventina di partigiani per diversi giorni. Per questo fu utilizzato più volte in caso di estrema necessità come nascondiglio ‘sicuro’ dai partigiani della 17^ brigata Garibaldi “Felice Cima” che operavano nella zona e fu usato fin quasi al termine della guerra di Liberazione, anche come deposito per armi, viveri e materiali vari.
- Cartografia:
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Fraternali n° 4
Ultima revisione 27/04/2023
Autori:
mario-mont