Portare muta umida o stagna, casco, illuminazione stagna.
Le grotte del Bue Marino, di origine carsica, devono il loro toponimo alla lingua sarda, appellativo della foca monaca, il mammifero scomparso dalla zona da lungo tempo. Sono suddivise in 2 rami principali che scendono al mare dal supramonte e percorribili per circa 15km, ma ancora in via di esplorazione. Il ramo nord ormai fossile visitabile previa autorizzazione, è chiuso da un robusto cancello anche dall’ingresso via terra.
Il ramo sud, pedonabile x 900m su comode passerelle, oltre le quali inizia la parte speleo da noi visitata.
Si nuota subito in lunghi laghi alternando passaggi su rocce suggestive molto concrezionate e spiaggette asciutte, oltre metà percorso in cavità laterali una sequenza di eccentrici di calcite biachissima catturano l’attenzione, sparando filamenti in qualsiasi direzione. Proseguendo in questo ambiente affascinante si arriva al sifone con le sagole,
Lungo c. 600 m, e percorribile solo da esperti speleo-sub. Non ci resta che tornare verso il mare concedendoci qualche tuffo nelle vasche cristalline.
Esiste un terzo ramo completamente sommerso.