Malgrado la sua considerevole quota, in condizioni ideali sia meteo che di assenza neve/ghiaccio, si sale agevolmente su buona traccia, tanto da renderlo abbordabile a buona parte degli escursionisti dotati di buon allenamento.
A inizio stagione prevedere piccozza e ramponi!
Salire a piedi fino alla diga e costeggiare la sponda nord, fino alla fine della strada sterrata.
Dal parcheggio ai piedi della diga, si segue o la stradina asfaltata di destra o i sentieri scorciatoia sino a portarsi sul bordo della Diga di Morasco, per poi costeggiarla interamente sul bordo destro (sponda nord), fino alla fine della strada sterrata nei pressi di un alpeggio e della partenza della funivia privata dell’Enel. Imboccare il sentiero in direzione nord/ovest che risale il costone di rada vegetazione, sino ad un bivio: qui si continua a sinistra per il Rifugio Claudio e Bruno e Diga del Sabbione.
Il sentiero di recente costruzione (che bypassa il vecchio sentiero più sotto su terreno maggiormente esposto) si infila ripidamente in un canalone di cespugli e rocce, sino a sbucare in una piccola valletta sospesa. Si scende successivamente di pochi metri ad un baitello e quindi raggiungere il ruscello. Qui si può scegliere se proseguire lungo il sentiero segnalato a sinistra per il rifugio Citta di Somma – Mores, oppure proseguire sul fondo del vallone seguendo tracce e ometti, per poi risalire il pendio erboso sotto lo sbarramento della diga del Sabbione (questa variante è un po’ più diretta). Arrivando dal sentiero del rifugio si scende di 50 m attraversando poi il coronamento della Diga del Sabbione per passare sulla sponda occidentale.
Da qui il bel sentiero prima con percorso pianeggiante, poi con salita più sostenuta per prati, punta al Rifugio Claudio e Bruno 2710 m; lungo il percorso si deve ignorare la deviazione per il Rifugio 3A.
Dal Rifugio Claudio e Bruno proseguire la salita i direzione nord, ignorando la traccia di dx che conduce al rifugio 3A, rimanendo a sx, l’ascesa diventa evidente e via via più faticosa per la natura del terreno; inizialmente si percorre un erto diagonale, poi si guadagna quota su sfasciumi/ghiaioni misti a roccette, assenza di segnavia sono d’aiuto alcuni ometti, fino allo scollinamento sul ghiacciaio del Gries a sx della Gran sella del Gries, dove finalmente in lontananza si vede la meta, questo svela il significato del suo nome Corno Cieco.
Da alcuni anni la via di salita non tocca più il ghiacciaio a causa del suo regresso per cui non necessita di attrezzatura se non ad inizio stagione.
A questo punto volgere a sx e mantenere la cresta che scende dalla cima in direzione nord/ovest, traccia sempre ben visibile, gli ultimi ripidi metri che portano alla vetta, si salgono su fine detrito fino a guadagnare la vetta.
Discesa:
Seguendo lo stesso itinerario di salita oppure: giunti alla diga dei Sabbioni non attraversare il manufatto ma proseguire sul sentiero che perdendo leggermente quota conduce al Piano dei Camosci e risalire fino al rifugio Città di Busto, scendendo poi al Battelmatt e rientrare al lago di Morasco.
Altra soluzione: scesi alla diramazione del sentiero sopra il rif. Claudio e Bruno, risalire al rifugio 3 A, e scendere su sentiero piuttosto disagevole (lungo la morena dell’ormai estinto ghiacciaio del Siedel) al Piano dei Camosci e continuare come sopra.
- Cartografia:
- C.N.S. Basodino 1271- Binntal 1270 1: 25.000
- Bibliografia:
- Val Formazza (Crosa Lenz/Frangioni) Alpi Lepontine ( Ermelloni)