
Note
Storico
3.1Km
3.2Km
3.3Km
3.3Km
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3.5Km
3.6Km
3.9Km
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3.7Km
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6.9Km
7.6Km
8.7Km
9.3Km
9.4Km
9.6Km
10Km
Salita impegnativa e molto estetica in un luogo selvaggio.
Lo sviluppo della via è contenuto (circa 250 metri) ma richiede parecchio tempo: all'avvicinamento lungo si aggiunge un itinerario quasi completamente da proteggere (6 chiodi sulla via, qualche protezione mobile incastrata qua e là), le soste da fare, la discesa in doppie breve ma non banale.
In alcuni tratti occorrono dei brevi passi in artificiale e il tiro del tetto si percorre anche interamente in artificiale a meno di braccia bioniche.
Roccia da bella a stratosferica, in pochi tratti delicata come è normale che sia per itinerari poco frequentati in terreno di montagna; unica pecca è il lichene rosso che talvolta richiede attenzione per non scivolare.
La relazione qui riportata potrebbe differire leggermente dalle indicazioni riportate su Rock Paradise. In particolare la gradazione stretta, come Oviglia specifica più volte nella guida, è figlia di un periodo in cui la scala era praticamente ancora bloccata al sesto grado
Avvicinamento
Lo sviluppo della via è contenuto (circa 250 metri) ma richiede parecchio tempo: all'avvicinamento lungo si aggiunge un itinerario quasi completamente da proteggere (6 chiodi sulla via, qualche protezione mobile incastrata qua e là), le soste da fare, la discesa in doppie breve ma non banale.
In alcuni tratti occorrono dei brevi passi in artificiale e il tiro del tetto si percorre anche interamente in artificiale a meno di braccia bioniche.
Roccia da bella a stratosferica, in pochi tratti delicata come è normale che sia per itinerari poco frequentati in terreno di montagna; unica pecca è il lichene rosso che talvolta richiede attenzione per non scivolare.
La relazione qui riportata potrebbe differire leggermente dalle indicazioni riportate su Rock Paradise. In particolare la gradazione stretta, come Oviglia specifica più volte nella guida, è figlia di un periodo in cui la scala era praticamente ancora bloccata al sesto grado
Lasciata l'auto a Balmarossa, alla fine della strada, prendere il sentiero per il rifugio Noaschetta.
Ai bivii seguire le indicazioni per il sentiero corto e attrezzato poi, ad una freccia bianca e rossa su pietra per terra, prendere la direzione a sinistra che taglia comodamente la pietraia ricongiungendosi al sentiero principale che si addentra nel vallone. Seguire il sentiero fino al casotto dell'Alpe Arculá e poi ancora oltre superando le pareti del monte Castello fino al pianoro dell'Alpe Bruna. La si costeggia sempe seguendo il sentiero portandosi così alle spalle delle torri del Blanc Giuir. Si abbandona il sentiero ad un tornante che fa gomito piegando a sinistra (il sentiero prosegue fino al Pianoro di Goi più in alto), e si taglia per pendii erbosi in diagonale verso destra e guadando i corsi d'acqua più volte, portandosi fin sotto i canali sfasciumosi che scendono dal versante ovest delle torri del Blanc Giuir. Si risale uno dei canali sbucando su un pianoro pietraia accennato che si rimonta ancora in direzione della piccola selletta erbosa delimitata a sinistra dalla parete delle torri e a destra da un masso. Da qui si accede in breve al versante est della torre sinistra e all'attacco della via evidentissima nel diedro che incide la parete nel mezzo. 3,5 / 4 ore da Balmarossa.
Descrizione
Ai bivii seguire le indicazioni per il sentiero corto e attrezzato poi, ad una freccia bianca e rossa su pietra per terra, prendere la direzione a sinistra che taglia comodamente la pietraia ricongiungendosi al sentiero principale che si addentra nel vallone. Seguire il sentiero fino al casotto dell'Alpe Arculá e poi ancora oltre superando le pareti del monte Castello fino al pianoro dell'Alpe Bruna. La si costeggia sempe seguendo il sentiero portandosi così alle spalle delle torri del Blanc Giuir. Si abbandona il sentiero ad un tornante che fa gomito piegando a sinistra (il sentiero prosegue fino al Pianoro di Goi più in alto), e si taglia per pendii erbosi in diagonale verso destra e guadando i corsi d'acqua più volte, portandosi fin sotto i canali sfasciumosi che scendono dal versante ovest delle torri del Blanc Giuir. Si risale uno dei canali sbucando su un pianoro pietraia accennato che si rimonta ancora in direzione della piccola selletta erbosa delimitata a sinistra dalla parete delle torri e a destra da un masso. Da qui si accede in breve al versante est della torre sinistra e all'attacco della via evidentissima nel diedro che incide la parete nel mezzo. 3,5 / 4 ore da Balmarossa.
- L1: Attaccare con traversino a destra portandosi verso il diedro. Non andare fino al fondo ma salire alcuni metri con bella fessura ad arco verso destra (V). Entrare nel fondo del diedro e attaccare la fessura sotto il tetto ad arco verso sinistra, verticale ma con buona presa nella fessura e piedi vari (VI). Al termine, ribaltarsi sul terrazzo erboso con difficile passaggetto artificiale su staffa e con piede sinistro molto alto, eventualmente aiutarsi coi ciuffi d’erba (A1). Proseguire sul muro in fronte prima su un facile pilastrino poi con traversino a destra su fessurini e prese (V+) fino ad addentrarsi nel diedro camino che si segue per alcuni metri fino ad una nicchia accennata dove far sosta scomoda (45 metri).
- L2: Innalzarsi con spaccata ampia nel camino che si allarga e spostarsi in breve verso destra su zona più appoggiata fin sotto il primo bellissimo diedro (IV+). (15 metri). Eventualmente concatenare con il primo tiro per evitare la sosta scomoda.
- L3: Salire il magnifico diedro squadrato sfruttando la fessura di sinistra delimitata dalla grossa stele che segue il diedro fin quasi al termine (VI +), poi innalzarsi sulla stele e percorrere gli ultimi metri in cui il diedro si allarga a formare una sorta di camino aperto fino a ribaltarsi sopra un masso incastrato con ancora un passo atletico (VI), qui fare sosta (scomoda, ci sta solo una persona) (25 metri).
- L4: Innalzarsi sopra la sosta nello stretto camino strapiombante, conviene non entrarci troppo per non rischiare di rimanere incastrati. Ci si protegge bene con fessure sul lato sinistro che si sfruttano anche per salire (V+). Proseguire al termine su terreno più facile fino sotto ad un bel tetto che si vince salendo bene in spaccata e sfruttando le fessure ai bordi fino a trovare delle ottime prese al di sopra del tetto (VI). Proseguire poi per lame fin dentro ad un camino, uscirne e traversare a destra su grossa lama portandosi fino ad un terrazzo inclinato al di sopra del quale svetta l’enorme tetto (V+) (35 metri)
- L5: Procedere in spaccata sotto al tetto (IV+) e poi sfruttare la fessura di sinistra per uscire in artificiale fin sopra al bordo del tetto (A1, non difficile con friends grandi fino al 5 e 6). Questa fessura è probabilmente percorribile anche in libera con difficoltà elevate. Il passaggio originale, individuabile dai bong incastrati, era invece nella fessura di destra. La linea qui pare più difficile in quanto completamente priva di appoggi per i piedi e richiedente due staffe. Presumibilmente gli apritori non disponevano di protezioni di grandi dimensioni per andare nella fessura di sinistra, il loro passaggio è gradato A3. (20 metri)
- L6: Procedere su facile placca puntando ai diedri sommitali ma tenendo la sinistra alternando passaggi su gradoni e diedri (V) (25 metri)
- L7: Traversare in discesa a sinistra portandosi sotto i due grandi diedri sommitali, superare la sosta a spit della via a fianco e con un breve passaggio fisico sotto al tetto (VI) portarsi sotto ad un diedro fessurato (15 metri). Concatenabile con il tiro precedente facendo attenzione agli attriti.
- L8: salire sul primo gradone con breve passaggio in dulfer molto faticoso (VI), nut incastrato. Proseguire nella fessura del diedro leggermente strapiombante, breve ma piuttosto impegnativa, un friend incastrato, VI+ in libera altrimenti passo in A0. Si trova un diedro aperto ed aereo da segure dapprima sulla sinistra, due chiodi, VI+ o A0 per poi spostarsi nettamente a destra dove una fessura netta porta al di sopra del diedro. Passaggio in libera presumibilmente sul VII/VIII, molto expo, da noi fatto con staffa e A1. Proseguire ancora nella fessura che si appoggia per alcuni metri fino ad una sosta scomoda sotto un ultimo diedro appoggiato e fessurato (V+) (30 metri).
- L9: seguire il diedro appoggiato in fessura poi su muro più aperto (V) fin sul filo di cresta dove per terreno più facile si giunge ai terrazzoni sommitali (50 metri)
Procedere slegati in direzione della cima, si trova un cordone su masso su terrazzino (verificare) passando sotto la cima e contornandola verso sinistra. Ci si cala quindi dal versante ovest con una doppia, poi si attraversa a piedi una zona più abbattuta, poi con un’altra doppia sempre da reperire cordone su masso) fino alla base. A piedi si torna alla selletta.
Meneghin e Grassi il 1° novembre 1982 dal basso.
- Bibliografia:
- Rock Paradise, Maurizio Ovigla
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