I francesi chiamano questa vetta ‘Cheval Blanc’ e la via ‘Voie Lanfrey’. La via è chiodata a fix inox distanziati 10 m max e ravvicinati nei passi difficili. Max 4 spit per tiro e qualche chiodo. Soste comode a 2 spit + cordone. Qualche protezione veloce può essere utile. Scarponi utili per l’avvicinamento e la discesa. Casco obbligatorio visti in vari massi instabili sulle cenge. Sconsigliato attaccare la via se è già presente un’altra cordata, se cadono delle pietre finiscono all’interno del diedro.
Dai rifugi della valle Stretta si sale al piano della Fonderia. Si attraversa il torrente verso destra prendendo il sentiero che sale al refuge du Thabor. Dopo circa 30 mi dal piano della fonderia si attraversa un lungo pianoro che costeggia l’imponente bastionata dei Serous. Sulla sinistra scendono due torrenti. Si sale la traccia di sentiero che costeggia il torrente di sinistra; quando il sentiero gira a sinistra in direzione del lago di Peyron (2350 m) si abbandonano le tracce proseguendo verso destra su prati e pendii pietrosi. Appena individuato il dente della Bissort si sale verso una selletta antistante (2800 m). Da quest’ultima, per un pendio detritico, si sale sul canalino che costeggia il dente sulla sinistra. L’attacco della via è alla sinistra di una fessura all’imbocco del canalone, alla base è presente una scritta verde ‘voie Lanfrey’. La roccia è una solida quarzite. 3h30min dai rifugi.
L1: 30 m, si sale a sx della fessura (4c poi 3c) e poi per essa arrivando alla sosta, 4 spit;
L2: 40 m, a dx per un muretto verticale (4b poi 3c) poi verso dx arrivando alla base del diedro;
L3: 40 m, sul diedro (3c), 3 spit, sosta comoda su cengia;
L4: 40 m, sempre sul diedro (3c), 1 spit e sosta sulla selletta;
L5: 40 m, si traversa per 3 mt in piano a sx della sosta, superando un tettino fessurato(5a), poi per fessura e placche uscendo a sx (4c); (questo tiro è stato raddrizzato, la via originale saliva a dx della sosta per un diedrino e ritornava a sx traversando verso la fessura);
L6: breve tiro che esce in vetta (3a);
Discesa: è la parte più alpinistica del percorso. Dalla vetta tornare indietro qualche metro verso la via quindi scendere lungo il versante sud in direzione del colletto del dente. Arrivati ad una cengia sopra il colletto ci si cala per 30 m fino al colletto (due soste), e poi un’altra doppia da 30/50 m si scende nella parte iniziale più ripida del canalino. Poi brevemente per il canalino si ritorna all’attacco della via. Se ad inizio stagione è ancora presente neve, ramponi indispensabili per la discesa.
Guido Antoldi, Paolo Fava, Oreste Palumbo, 21 Luglio 1929.