Le difficoltà sono escursionistiche fino a sopra il Lago Nero, poi il tratto di catene (consigliabile imbrago e longe da ferrata) e la parte finale dove si affrontano roccette con passi di I e qualcuno di II ne fanno un itinerario di facile alpinismo, che però richiede condizioni di terreno asciutto. Sconsigliabile con neve o ghiaccio.
Il percorso è ben segnalato da tacche di vernice, che specie dai 3000 m in su sono d’aiuto nei frequenti casi di nebbia caratteristici della zona.
Da Ca’ di Janzo si prosegue lungo la strada asfaltata fino a S.Antonio (circa 1.5 km) dove diventa sterrata.Si prosegue in piano e poi con una lieve discesa fino ad un ponticello che si tralascia a sinistra, per continuare sulla strada ora in salita fino a incontrare la palina segnaletica a destra per il Rifugio Carestia e Corno Bianco. Si inizia a salire nel bosco, per uscire brevemente nei pressi delle baite le Piane di Sotto e di Sopra a 1500 m. Proseguendo a mezzacosta per pascoli costeggiando alcuni muretti a secco, si rientra nel bosco e si riprende a salire ripidamente, attraversando anche un ruscello, nel lariceto fino a quota 2000 m circa, dove si esce allo scoperto in una bella radura panoramica. Ora con qualche serpentina sul pendio sovrastante, si raggiunge con un po’ di fatica causa pendenza il Rifugio Carestia all’Alpe Pile 2201 m (fontana).
Proseguendo oltre il rifugio, dapprima in piano con un lungo traverso poi il leggera salita, si raggiunge il Lago Bianco 2332 m. Si costeggia il lago a destra, salendo rapidamente un promontorio roccioso per poi scenderne il versante opposto per riprendere a costeggiarne le sponde fino a che il sentiero riprende decisamente a salire verso destra, alzandosi rapidamente sulla conca del lago.
Superata l’ultima ripida rampa il terreno spiana e si è a poca distanza dal Lago Nero 2672 m, che resta a sinistra. Seguendo i cartelli indicatori e i segnavia (si abbandona l’alta via Tullio Vidoni), si continua in direzione nord su terreno detritico e roccioso abbastanza ripido, raggiungendo le pareti rocciose solcate da un rigolo d’acqua dove si scorgono le prime catene che aiutano la salita al Passo d’Artemisia. Pur non essendo una salita difficile, ma spesso viscida, è consigliabile assicurarsi alle catene tramite set da ferrata.
L’uscita delle catene è il breve tratto più impegnativo con un muretto piuttosto verticale poco appigliato; oltre il terreno torna detritico e solcato da una traccia di sentiero, semplice ma ripida. A quota 3000 m inizia la zona più rocciosa della salita, su roccia biancastra alternando elementari roccette (gradoni di I). Si giunge così ad un intaglio che consente di scavalcare una crestina verso sinistra, oltre la quale una comoda cengia terrosa porta alla base di un sistema di canalini rocciosi. Il primo breve si supera comodamente, poi si giunge alla seconda parte dove è conveniente all’inizio mantenersi sulle balze rocciose a sinistra, per poi spostarsi a destra entrando nella parte superiore del canalino stesso, per giungere all’inizio della cresta est che proviene dalla cima.
Si affronta la cresta rocciosa sfruttando un canalino-cengia obliquo su ottima roccia (una breve fascia poco appigliata ma non liscia), per poi proseguire su terrazzi e gradoni di I /I+. Nella seconda parte la cresta diviene più ampia e comoda, e si alternano semplici gradoni a tratti di sentiero fino alla cima (cippo trigonometrico e piccola statua della Madonna).
- Cartografia:
- Eurocart Cervino Monte Rosa