
Da intraprendere a fine stagione solo quando i nevai sotto il col Basei sono ridotti all'osso e ben aggirabili
Da Chiapili di Sopra, superata la sbarra, dopo poche decine di metri si può decidere se seguire la strada asfaltata che con pendenze mai eccessive conduce al colle del Nivolet passando dal lago del Serrù, oppure imboccare sulla destra il sentiero “Chabod” (una vecchia mulattiera un tempo carrabile) il quale conduce direttamente sopra i laghi Losere e quindi tornando su asfalto brevemente al colle del Nivolet.
Svalicato il Colle del Nivolet sul versante valdostano, si percorrono i due tornanti in discesa e prima del rettilineo in piano, sulla sinistra si notano le paline indicatrici dove ha inizio il sentiero.
Il sentiero, sempre ciclabile eccetto qualche breve rampa, prende quota tra i prati fino a giungere a una diramazione dove tenendo la sinistra dopo poco si attraversa il rio Rosset. Segue un tratto pianeggiante dove in breve si è in vista del lago Leytà.
Qui una freccia indica la deviazione a sinistra per il Colle Basei. Si prende questo sentiero che più avanti costringe al primo breve portage (100m D+ circa) fino a giungere ad un tratto attrezzato di poche decine di metri con cavi d’acciaio facilmente superabile anche con la bici in spalla.
Si perviene quindi ad un pianoro e con una brevissima discesa si imbocca il lungo traverso a semicerchio in direzione sud ovest che conduce alla zona rocciosa dove normalmente fino a stagione inoltrata insistono nevai che se ridotti a modeste dimensioni sono facilmente aggirabili. Da qui in poi sarà “total portage” (circa 400m D+)Questo è il tratto chiave sia della salita che della discesa. Nel primo caso salendo ad inizio stagione si può essere costretti a pestare neve per tutto il tratto appena descritto (potrebbero tornare utili dei ramponcini da trail). Qui numerosi ometti guidano tra rocce affioranti con buone tracce di sentiero qua e là, fino a giungere al colle Basei (3175m). Si prosegue in direzione sud verso la Punta Basei avendo a sinistra il ridotto omonimo ghiacciaio . Dopo un primo tratto stretto, il sentiero percorre l’ampia dorsale della cima e in assenza di neve non presenta problemi fin sotto le rocce sommitali. Qui si abbandona la bici e si segue la traccia che compiendo qualche svolta sul versante ovest, scavalca la cresta portandosi sotto l’ultimo salto roccioso, alto circa 15 m, che dunque si affronta dal versante est. Le rocce hanno molti appoggi ma soprattutto sono facilitate da una corda fissa (utile con neve o ghiaccio). Superata la paretina con passaggi di II, si giunge sulla cresta finale a poca distanza dalla vetta, la si percorre con un minimo di attenzione per la presenza di detriti, ma senza difficoltà si giunge in cima. Se si è cultori della foto di vetta con la bici organizzarsi per fissarla allo zaino, altrimenti nel tratto con la corda fissa risulterebbe assai difficoltoso destreggiarsi senza rischiare di farla volare qualche centinaio di metri a valle.
DISCESA
Ritornati alla base delle rocce sommitali si comincia su bel sentiero compatto stile Taou Blanc (S1) fino a giungere a pochi metri dal colle dove un paio di singoli punti costringono a scendere dalla bici e per pochi metri la traccia si fa più ostica (S3 con singoli passaggi S4). Dal colle parte una buona traccia sullo stile del pendio appena percorso ma dopo poco inizia la zona “caotica” di pietrame, massi e rocce montonate. Qui è necessario aguzzare la vista e tirare fuori un po’ di malizia avendo cura di seguire attentamente i numerosi omenti e le vaghe tracce che in alcuni punti si fanno più marcate e in altri meno. Così facendo si può riuscire a districarsi in questo “caos” di rocce con una ciclabilità che si avvicina abbondantemente al 90%. Da non credere!!! Difficoltà non elevatissime ma con passaggi su pietre smosse o rocce montonate non banali (S3 con singoli passaggi di S4). Giunti al lungo traverso, ciclabilità discontinua per alcuni massi di traverso sul sentiero caduti dal pendio sovrastante. Brevissima risalita e si incontra il tratto attrezzato ora da percorrere con bici in spalla in discesa. C’è solo un singolo passaggio alla base dove muoversi con precisione per il resto normale amministrazione. Si parte quindi con una serie di tornantini stretti su sentiero scorrevole e a tratti ripido ma sempre ciclabile fino a ad un traverso discendente un po’ esposto e rovinato in cui conviene scendere a piedi per qualche metro. Si atterra quindi nei pressi del bivio Colle Rosset/colle Basei incontrato all’andata. Da lì ci si rilassa sul bel sentiero super flow 100% ciclabile stile Leynir (S1-S2) fino a ritornare su asfalto un paio di tornanti sotto il colle del Nivolet. Si risale quindi su asfalto e si scende poi dal colle fino ai laghi Losere. Giunti al lago inferiore ben visibile a lato strada si risale il sentiero di pietrame fino a raggiungere il lago superiore dove questo svolta a sinistra con belle vedute sul lago di Ceresole. Qualche centinaio di metri in piano e poi in discesa fino al bivio per il Casotto del guardia parco “Bastalon” che si raggiunge svoltando a destra e seguendo il sentiero tecnico ma mai difficile (S2 passaggi S3) lo si supera fino a ad incontrare il sentiero “Chabod” eventualmente percorso in salita all’andata. Da lì in poi lo si segue scendendo una lunga serie di tornanti (S2 max) fino all’alpe Renarda. Segue un brevissimo tratto su asfalto per poi riprenderlo a sinistra (cartello indicatore) e in breve si arriva al punto di partenza in Località Chiapili di Sopra
- Cartografia:
- Carta dei Sentieri -Valle dell'Orco/Gran Paradiso- L'ESCURSIONISTA & MONTI Editori
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