All'inizio del sentiero, un cartello indica la chiusura di esso, ma è stato messo solo per evitare un affollamento di turisti non preparati. La parte iniziale del percorso è abbastanza esposta, ma si cammina sempre bene su sentiero.
Lunghezza 15,4 km - 5.30 h
Il punto di partenza è al termine della "Calle Tabaiba" posta all'estremita nord del paese, comodamente raggiungibile in macchina. Si tratta di un percorso ad anello è può essere percorso in entrambi i sensi. In questo caso viene descritto in senso orario, in modo da lasciare la parte meno impegnativa in discesa e con la possibilità di prendere il bus per il rientro. Per chi soffrisse di vertigini, i primi 200/300 metri sono già selettivi.
Dal termine in curva della Calle Tabaiba (possibilità di parcheggio), segure l’evidente traccia che con un paio di zigzag perde leggermente quota. Seguire il sentiero che ad un altezza di 150/200 metri slm attraversa la prima parte dell’impressionante scogliera che qui chiamano “Acantillado de Los Gigantes” e, già il nome rende l’idea delle dimensioni dei dirupi che si incontreranno. Vista la verticalità sembra impossibile continuare, invece il sentierino con dei sali e scendi sfugge alla gravità e superando alcuni speroni rocciosi porta ad una sorta di valle incassata chiamata appunto “barranco”. Il sentiero è continuamente segnalato da ometti e qualche bollo verde. Sul percorso si incontrano alcuni vaghi bivi, ma nell’incertezza bisogna seguire esclusivamente gli ometti.
Dopo aver contornato tutto il barranco, si arriva ad un bivio. Non seguire il ben visibile sentiero che sale verso sinistra (porta ad una tubatura), ma seguire dei piccoli ometti che con ripide svolte, portano 50 metri più in alto a degli evidenti anfratti rossastri. Qui si incontra l’imbocco della prima galleria (galerìa de la Junquèra) lunga 400 metri. La galleria permette il passaggio di una persona alla volta in fila indiana ed è percorsa da una piccola canalina d’acqua.
Usciti dalla galleria si buca sul Barranco Seco. Lunga valle che dalle alture di Santiago del Teide porta al mare. Qui si incontra il sentiero che lo attraversa. Scendere quindi verso sinistra e seguire anche qui i vari ometti che indicano il percorso più facile lungo entrambe le sponde del letto del torrente (secco). Dopo mezz’ora si è in vista della spiaggia. La spiaggia è composta da grossi sassi neri e non ha nulla di paradiso tropicale, ma comunque ha il fascino di piccolo paradiso isolato ed inesplorato. E’ possibile fare il bagno a patto di non rischiare di spaccarsi le gambe nella risacca. Consiglio di entrare in acqua con le scarpe
Dopo la giusta pausa al sole, riprendiamo il sentiero a ritroso. Raggiungere l’imbocco della galleria di provenienza (200m slm), superarlo e continuare su sentiero che si fa più morbido in mezzo alla vegetazione. Qui si sale sotto imponenti pareti di colate laviche marrone intervallate qua e la da cespugli e cactus verde brillante.
Dopo più o meno 300 metri di dislivello si incontra sulla sinistra una costruzione nella roccia. Continuare ancora per 20 minuti puntando ad una visibile canalina bianca che cinge tutto il barranco. Una volta raggiunta, seguirla verso destra (salendo) fino a trovare l’ingresso di una seconda galleria (più o meno 580m slm). Questa più angusta della prima e lunga all’incirca 1 chilometro. All’uscita del tunnel si torna nella civiltà. Infatti da qui è possibile vedere le case di Tamaimo ed estese piantagioni di banane. Qui la traccia si fa incerta. Continuare comunque in mezzo ai cactus fino a trovare un ben marcato sentiero in parte di porfido, chiamato Calle Reàl TF65 (bolli giallo e bianco). Ora senza problemi scendere per 500 metri di dislivello fino ad intercettare la strada che da Tamaimo porta a Los Gigantes e in un paio di km al punto di partenza.