Salita: dal ponte seguire la pista chiusa al transito per un centinaio di metri, quindi sulla dx prendere un bivio (indicazione per Autagna, via Quiotta), attraversare il rio e salire nel bosco. Superati dei ruderi di una casermetta, si incontrano vari ruderi di case, gli ultimi caratteristici poichè addossati ad un grosso masso (l’Autagna). Al tornante successivo verso dx della mulattiera, abbandonarla, e prendere sulla sx una traccia, un po’ invasa della vegetazione, che sale parallela al canalone. Nei pressi di un canale secondario la traccia si perde, si passa sopra un enorme masso e si scende nel fondo del canale (quota 1200 m circa) dove si trova la neve di valanga (se questa non vi fosse la risalta del letto del canalone, benchè poco ripido in questo tratto, potrebbe essere assai disagevole per la presenza di grossi massi e dell’acqua).
Si segue ora il canalone su pendenze assai modeste. A 1370 m si trascura un ramo che proviene da sx e si prosegue a dx sempre su scarsa pendenza ancora per un paio di centinaia di metri di dislivello.
Segue ora un tratto che può presentare difficoltà e ostacoli differenti a seconda della stagione in cui viene percorso, della quantità di neve e ghiaccio presenti.
In configurazione invernale, con giuste temperature, si forma una prima cascata sulla dx di pochi metri, superabile direttamente (diff. 2) oppure evitabile su ripido pendio nevoso sulla sx. Poco sopra si forma una seconda cascata, sempre sulla dx, sempre di pochi metri (diff. 2), anch’essa affrontabile direttamente o evitabile sulla sx, sempre su ripido muro di neve. A 1750 m circa si incontra il tratto chiave: un’evidente strozzatura con un netto salto di roccia, ghiaccio o misto di alcuni metri. Il salto, se secco, si può superare direttamente (III), se ghiacciato forma una colata di altezza variabile (5-8 m, 70/75°, diff. 2, 2+). Sopra sulla sx si trova una sosta (cordone su ontani). Poco sopra ancora si incontra un secondo salto ghiacciato che può essere breve con molto accumulo alla base, oppure più alto e quasi verticale. Si può superare sulla sx per neve ripida o vincere direttamente.
In configurazione primaverile, senza ghiaccio, e con abbondante neve di valanga i salti sono colate d’acqua più o meno lunghi. Quelle inferiori si superano a fianco (sx) per neve (attenzione a veri e propri crepacci che si aprono dove c’è discontinuità di pendenza), la strozzatura rocciosa invece, sempre presente, può essere passata a fianco dell’acqua (se il salto è breve grazie ad un accumulo alla base importante) per roccia e teppa oppure aggirata a dx per facili salti di roccette coperte da rododendri e ontani. La cascata superiore si supera a sx per neve e/o teppa oppure a dx per teppe.
Da questo punto (quota 1850 m circa), sia in inverno che in primavera, segue un canale nevoso (possibili salti di ghiaccio o misto brevi) con andamento a banana verso sx, di quasi 600 m di altezza, con pendenze comprese fra 40 e 45° e, per qualche metro, anche oltre nel tratto finale.
Dal colletto dove si esce, volgendo a dx, in pochi metri, si tocca la cima.
Discesa: si traversa alla cima ovest (con ripetitore), scendendo ad un colletto e risalendo un ripido pendio nevoso (45-50°) poco a sx del filo. Si segue o costeggia ora la cresta NO fino alla Colletta Barant, dove si può scegliere se scendere verso sx al Rif. Jervis al Prà (e da qui tornare a Villanova e quindi all’auto 2 km più a valle), oppure, in primavera con meno neve, se si conosce il percorso, scendere verso dx direttamente al punto di partenza seguendo il sentiero dell’Autagna, che dalla colletta scende verso Nord passando poco a valle di un caratteristico dentino roccioso (la Gugliassa), prosegue per un tratto sul costone ora già boscato, quindi, raggiunto un evidente colletto nei pressi del Castlellus, piega decisamente a dx nel vallone di salita e con ampi tornanti in una bella faggeta torna al punto di partenza.
- Cartografia:
- Fraternali 1:25.000 Val Pellice