Un itinerario impegnativo sia psicologicamente che tecnicamente e che richiede grande intuito soprattutto nella prima parte, dove in loco sono presenti rarissimi chiodi e le possibilità di protezione scarsissime e spesso aleatorie.
"Staccarsi" dalla Cassin, dove nelle giornate belle è facile vedere la processione e abbandonarsi in quell'oceano compatto di granito è decisamente il momento chiave della salita.
Giusta la valutazione del Lisignoli circa la scarsa proteggibilità in via (R3), ma alcuni tratti, nelle prime lunghezze sono spesso anche superiori ai 12 metri, con alcune soste completamente da attrezzare o da integrare con chiodi e friends.
Una via insomma, molto alpinistica e di testa, decisamente più impegnativa della Cassin (ora anche attrezzata con fix alle soste), e da non consigliare come primo impatto sul Badile.
La via è completa, la seconda parte si verticalizza, e si potrà capire perchè il famigerato "placchista" Koller (quello del Pesce!) lascierà il passo al fessurista Silhan, un ch. solamente protegge l'accesso alla prima fessura con un traverso delicato su lame alquanto malsicure (molta attenzione).
La seconda lunghezza in fessura è impressionante, soprattutto se si posseggono solo 2 "camelot" n. 3...Non c'è nulla, ed il primo ch. si raggiunge dopo una ventina di metri...Sosta appesi nel vuoto (da rinforzare), seguono altri tiri in fessura molto impegantivi di cui gli ultimi spesso bagnati.
Si esce finalmente sullo Spigolo nella luce tetra del pomeriggio.
Dallo Spigolo nord si scende alla “cengia” (attenzione!).
Si superano i primi due diedri di 3+, poi 3 lunghezze della “Cassin”…(per guida Lisignoli 2 lunghezze). Si arriva cmq. ad un caratteristico Blocco staccato, qualche metro a sx. della “striscia bianca”.
Da quì (impressionante) ci si stacca in leggero obliquo da dx. vs. sx. (1ch. a lama) e comincia il “viaggio” alla ricerca dei punti più deboli nelle immense placconate della nord-est..(Indispensabili alcuni microfriends Alien e ch. a lama e a V per le soste). La roccia cmq. non si presta alla chiodatura (lame spesso sovrapposte che suonano male).
Una zona più facile (nessuna protezione in loco) dà accesso alla seconda parte, più atletica ed in fessure non facili da proteggere.
(14 lunghezze) da quando ci si “stacca” dalla Cassin, 19 totali.
Da qui, due possibilità:
1) Scendere lo spigolo nord (calate su anelli cementati) oppure molto più bello
2) Salire sino in cima al Pizzo (8/10 lunghezze ancora)
Se l’ora lo consente, reperire le nuove calate attrezzate sul versante sud (6 totali) Indispensabili corde da 55 m, anche se sulla roccia si trova la dicitura 60 m. (Attenzione cmq. alle altre cordate presenti); oppure dormire al Bivacco presso la cima, e dedicare con più calma la discesa al giorno dopo, sia per la ridiscesa dello Spigolo nord (meteo permettendo) sia per le doppie e raggiungere il Rif. Gianetti.
Da quì in funzione della logistica e dei mezzi si può ritornare alle auto scendendo a Bagni di Val Masino, poi mezzo pubblico e risalita a Bondo, oppure molto bello e comunque ancora dispendioso come energie il rientro ad anello al Sass Furà attraverso gli impervi e selvaggi Passo Porcellizzo e Turbinasca (5/6 h. dal Gianetti). Informarsi preventivamente circa le condizioni dei canali di discesa (ramponi e picozza).
- Bibliografia:
- BADILE di R.Rossi -SOLO GRANITO di Sartori/Lisignoli