
Materiale: una serie di friends dallo 0 al 3 BD, 10 viti da ghiaccio possono tornare comode con una piccola scelta di chiodi da roccia.
Itinerario di grande ambiente. Le difficoltà non sono estreme, ma la lunghezza del giro ed il contesto rendono la salita non banale. Consigliabile quando lo zero termico si tiene almeno sotto i 2300 m, semmai nella seconda parte le condizioni del ghiaccio non fossero così invitanti è possibile effettuare alcune varianti che permettono comunque la salita senza nulla togliere all'itinerario. Non si può negare che la formazione completa della goulotte sia rara , però la parete offre molte varianti interessanti, tutte ben scalabili con normali condizioni di buona neve pressata. Noi non abbiamo trovato in condizioni il primo salto, così abbiamo realizzato una piccola variante di due tiri di misto per raggiungere il troncone inferiore della goulotte.
L1: partenza alla base del nastro ghiacciato. Traversare alla sua base, per una evidente cengia-fessura, in direzione di un netto diedro grigio posto alla sinistra del saltino iniziale della goulotte. Sosta da costruire alla base del diedro, presente buona fessura verticale da chiodi. Il traverso non è estremo ma presenta due passaggi sbilancianti. 55 m M5
L2: dalla sosta attaccare l’evidente diedro fessurato, risalirlo per tutta la sua lunghezza fino a ribaltarsi sul nevaio soprastante. Sosta da costruire, lasciato chiodo nel diedro. 45 m M5
L3: dal piccolo nevaio attaccare l’evidente salto ghiacciato sulla destra. Il nastro di ghiaccio è di qui in poi continuo. Noi abbiamo fatto un grosso tratto in conserva, alternativamente si possono fare dai due ai tre tiri. Fermarsi a sostare su una sosta a spit sul lato sin della goulotte( di chi sia non lo so, attrezzata con moschettone e cordino sembrava di calata). 120 mt 3+/4
L4-L5 (facoltativi)
L6: salire sempre dritti nella goulotte, fino a sostare su di un altra sosta a spit di calata (??)55 m 3
L7: lasciare il canale di neve sulla sinistra e salire dritti sopra la sosta per un breve salto di ghiaccio sottile, puntare alla cresta nevosa in alto a destra . Sostare su uno spuntone dopo aver superato la crestina di neve risulta comodo. 40m 3 M
L8: traversare il pendio di neve in direzione della cascata superiore, ben visibile appena passata la cresta di neve. Sosta alla base del salto di ghiaccio, da costruire.
L9: attaccare direttamente la cascata. Sosta alla base del salto vericale su viti. 40 m 3+
L10: risalire direttamente il salto verticale e continuare dritti su per la cascata. Sosta su viti poco prima dell’uscita. 40 m 4
L11: affrontare l’ultimo salto ed uscire dalla cascata su un buon canale di neve che, dopo pochi metri, piega a sin. Sosta da allestire su roccia a lato del canale, sulla sin abbiamo lasciato un nut incastrato. 30m 3
L12: risalire il canale. Lasciare a sin la sella nevosa e piegare a destra, in un canale che va via si stringe in una facile e simpatica goulotte. Sosta da costruire a lato su roccia, dove più risulta comodo. 50m m3
L13: uscire per facile canale di neve, intervallato da qualche saltino di roccia, sulla cresta sommitale che si affaccia sul Vallone del Lagarot. Lasciato chiodo e cordino sul colletto. 50m
Discesa: vi sono più possibilità.
Noi, non sapendo cosa avremmo trovato, abbiamo lasciato uno zaino all’attacco . Così ci siamo fatti la cresta, facile e veloce, fino in cima all’Asta. Di lì si ridiscende la cresta opposta, non facile e molto marcia, sino alla forcella. Da questa si torna all’attacco per il canale nord.
I gradi della via consentono di scalare con lo zaino senza troppo fastidio, quindi come discesa consiglierei:
1: dal colletto scendere 50m verso l’Uja del Dragonet. Di li per canali e pendii di erba si scende al Lagarot. Comodo e veloce, unico difetto è dover poi camminare da Terme fin quasi a Tetti Gaina per riprendere la macchina. Sconsigliata in caso di nebbia
2: raggiungere la cima dell’Asta Soprana. Dopo pochi metri verso sud imboccare sulla sin il canale EST. Si scende diretti e veloci sino al Biv Costi Falchero, fra tutte dovrebbe essere la più comoda e facile da trovare.
Restano un mistero le due soste a spit trovate sui lati del canale, potrebbero appartenere a quelli che hanno lasciato il bidone blu al Gandolfo e che stavano aprendo qualcosa su roccia in zona.
L'itinerario non presenta difficoltà notevoli, noi siamo saliti in 7 ore e mezzo circa. Di certo è solo il fatto che costituisce uno degli itinerari di ghiaccio più belli e continui delle Alpi Marittime, una perla di rara bellezza nel selvaggio vallone del Dragonet.
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