Attrezzatura necessaria ramponi (anche se a fine stagione non sono indispensabili vista la pendenza modesta del tratto finale, ma è comunque preferibile averli), piccozza non necessaria, sufficienti i bastoncini, abbigliamento da alta quota per ripararsi dal vento che spesso soffia con impeto, tenda adeguata all'altitudine (generalmente viene fornita dall'agenzia a cui ci si rivolge), scarponi pesanti adatti alla quota (ma eventualmente da usare solo il giorno della cima, prima bastano normali scarponi da trekking su pietraie, occhiali da alta quota, pila frontale con sufficienti ricariche.
1° giorno
Con fuoristrada o camioncino si percorre una lunga strada sterrata, che a seconda delle condizioni e del periodo dell’anno può condurre ad un’altitudine variabile tra i 2300 – 2500 m non lontano da un villaggio di pastori. Da qui si procede a piedi, mentre i bagagli ed il materiale vengono caricati sui cavalli; si percorre per un tratto la strada sterrata che via via si degrada. Si incontra poi un bel sentiero tra magri pascoli e praterie di erba e terriccio (solitamente la polvere non manca), mentre la strada compie un giro molto più ampio sulla destra. Si sale gradualmente di quota, incontrando alcuni accampamenti di pastori nomadi. Se si ha fortuna la cima innevata è già ben visibile, ed il percorso punta direttamente in direzione di essa. Salendo di quota i pascoli lasciano il posto ad una vasta distesa di pietre laviche alternata a radure erbose; dopo aver superato un dosso si vedono finalmente le tende del campo 1, che si raggiunge con un traverso da destra a sinistra; campo 1 è posto su un pianoro alla base della cresta sud che scende dalla cima a circa 3200 m. Altre agenzie hanno invece il campo più spostato a destra (circa 1 km) sul percorso che poi condurrà al campo 2.
2° giorno (giorno facoltativo dedicato all’acclimatamento, può anche essere saltato riservandosi un giorno di scorta per la salita alla cima nel caso fosse previsto maltempo)
Questa giornata viene solitamente usata per l’acclimatamento, e prevede una partenza a metà mattina e salita al campo 2, quindi sosta e discesa nuovamente a campo 1. Oppure si sceglie un percorso alternativo per non ripetere due volte lo stesso percorso, perciò ci si dirige verso nord-ovest, raggiungendo una zona con un piccolo ruscello che scende dal nevaio sommitale, e quindi si inizia a salire per il crestone sud, prima di rocce ed erba, poi nella parte alta tra una pietraia di grossi massi, fino ad una altitudine di 4000-4100 m. Sosta pranzo e quindi si ritorna al campo 1 per la cena e il pernottamento.
3° giorno
Dopo aver preparato i bagagli, si parte a metà mattinata in direzione di campo 2, già visibile su una spalla detritica in direzione della vetta. Dopo un primo tratto di falsopiano in direzione est, si inizia a salire la china di erba e detriti, solcata da un evidente sentiero che con infinite serpentine la risale. A circa metà percorso si incontra un piccolo ripiano (solitamente si compie una sosta nei pressi du una tendone-bar) e quindi si riprende a salire, su terreno un po’ più detritico e disagevole, raggiungendo il crestone detritico che si affaccia a destra sul Piccolo Ararat; si risale la spalla fino alle piazzole per le tende di campo 2, decisamente più scomodo e stretto rispetto al campo precedente (per questo motivo solitamente ci si ferma solo la sera che precede la salita in cima). La quota del campo è di circa 4100 m. Se si arriva presto, alcune guide suggeriscono di proseguire con calma ancora per 200 m di dislivello oltre il campo 2, per completare l’acclimatamento e favorire un riposo notturno migliore. Successivamente si cena presto, e si va a riposare nelle tende (qui la temperatura notturna è abbastanza rigida).
4 giorno
La sveglia suona molto presto, colazione abbondante e solitamente la partenza avviene tra l’1 e le 2 di notte, iniziando la ripida salita a monte delle ultime tende del campo. La traccia di sentiero inizialmente si snoda su terreno detritico e franoso, poi successivamente migliora dopo essere transitati a destra di un piccolo torrione con una targa metallica. Si sale sempre su buona pendenza tra tracce di sentiero e qualche masso da superare, lasciandosi alla destra ben sotto l’enorme colatoio rossastro discendente dalla vetta, dal quale spesso si sentono cadute di massi e scariche. La salita si svolge al chiaro della pila frontale, abbastanza monotona ma tanto è notte e non si vedrebbe nulla. Si supera una fascia di roccette che precede un pianoro, dove generalmente si arriva mentre inizia ad albeggiare. Da qui il percorso prosegue su detriti più fini, oppure se a inizio stagione su nevaio; si risale un dosso detritico fino a pervenire all’inizio del tratto di glacio-nevaio perenne, a circa quota 4900 m. Si calzano i ramponi (anche se le pendenze non sono mai eccessive, ma conviene a scopo precauzionale, e dopo un tratto in traverso quasi pianeggiante verso destra, si arriva sotto allo strappo finale, ora un po’ più ripido ma molto ampio. Superato questo si arriva finalmente in vetta (4-5 ore mediamente). Volendo è possibile proseguire fino alla cima secondaria che si affaccia sull’Armenia (20′ dalla cima principale).
Se si ha fortuna si trova una giornata limpida e senza la classica nuvola che avvolge la cima (che in teoria si forma durante il giorno). Raro è trovare una giornata limpida ma priva di vento. In caso di nebbia qui è molto facile perdere l’orientamento.
Dopo la meritata sosta (non troppo lunga) inizia la discesa lungo il percorso di salita, ora con la luce del giorno, che permette di notare l’infinita pietraia che si è risalita. La discesa pur dovendo coprire più di 1000 m di dislivello fino a campo 2 è abbastanza rapida e diretta. Raggiunto campo 2, dopo una breve sosta, generalmente si preparano i bagagli e salvo problematiche, si prosegue la discesa fino a campo 1, altrettanto rapida.
Ora in base allo stato fisico, si può decidere con la guida se pernottare a campo 1, oppure (anche in base all’orario) continuare fino alla strada dove il pulmino verrà a recuperarci. Questo tratto di discesa, se fatto nella stessa giornata della cima, si rivela eterno, anche se in ambiente ameno e suggestivo (e molto caldo!).
- Bibliografia:
- le cime da 5000 (rother)