
La salita, di notevole impegno per la sua lunghezza e per le difficoltà di alcuni tiri, oltre che per la fatica dell’avvicina¬mento e del rientro, avviene all’interno del bacino collettore che si trova a destra (faccia al monte) dello spigolo del Pilastro centrale.
La via si sviluppa su un tipico terreno alpinistico apuano. Questo implica grande attenzione alla presenza di pietre smosse e di tratti di roccia rotta, specialmente nei tiri più facili. Dunque la concentrazione va sempre mantenuta elevata. Le possibilità di uscita su terreno meno impegnativo sono continue (ad esempio seguendo le indicazioni presenti nella relazione della via Zigzagando tra le placche). Alla sosta 7 è stata lasciata una corda che corre orizzontalmente verso destra (dove è saldamente ancorata) al fine di offrire una via di fuga prima dei due tiri finali.
Le soste presentano due fix collegati da un cordone con schiavo per consentire eventuali calate, a eccezione della sosta 9, quella di uscita, che presenta i soli due fix.
Oltre a quelli di sosta, in via sono presenti 30 fix, posti o per garantirne la proteggibilità altrimenti difficoltosa a causa della compattezza della roccia, oppure anche per indicare la direzione di salita. Sono inoltre stati lasciati 9 chiodi classici. Le protezioni restano comunque da integrare, specie nei tratti, anche difficili, in cui si percorrono diedri o fessure. Le prime due lunghezze, infine, sono sprovviste di protezioni, ma sono facilmente proteggibili a nuts e friends.
Impegno: III.
Proteggibilità: S2 nei tratti più impegnativi, da proteggere negli altri.
Materiale: due corde da 60 m, cordini, 12 rinvii, nuts e micronuts, frends fino al 3 BD e microfrends, martello e chiodi (universali, a U, lame).
L1 Si parte dall’ultimo fittone di destra (faccia a monte) del tratto terminale di cavo metallico del sentiero attrezzato, salendo in leggero obliquo destro verso un gruppo di alberelli. La sosta, ben visibile, si trova 5 metri a sinistra dell’alberello più grande. 50 m, II. (da proteggere)
L2 Si sale fino all’inizio della placconata che sovrasta l’invaso in cui ci si trova. Sosta alla base delle placche. 58 m, II/III. (da proteggere)
L3 Si affronta la prima placca, con partenza a destra della sosta (un fix indica la direzione), poi si sale verticalmente per pochi metri, si traversa a sinistra sotto a un piccolo diedro (fix), superato il quale si traversa nuovamente a destra e si sale seguendo la linea dei quattro fix successivi fino a una cengetta erbosa, dalla quale, con spostamento a destra (fix), si percorre una facile fessura con andamento obliquo verso sinistra (8 m, III) che conduce a una cengia su cui si sosta. 40 m, VI+. (6 fix)
L4 La via percorre le rigole della stretta placca che inizia poco a sinistra della sosta, per proseguire verticalmente fino alla sosta successiva. 57 m, V+ poi IV. (3 fix nella prima parte, poi da integrare)
L5 Ci si alza su una placca difficile e compatta, prima verso sinistra e poi con passi di notevole aderenza (6b+) direttamente su fino alla sosta. 30 m, VI+ e VII. (5 fix e 1 chiodo)
L6 Elegante arrampicata su placca lungo la successione di fix, dapprima sfruttando la splendida rigola sopra alla sosta, poi raggiungendo un gradino sul quale con passo a destra (fix) si perviene al tratto finale della lunghezza. 50 m, V+ poi VI-. (8 fix; dopo il passo a destra protezioni integrabili)
L7 Lunghezza di corda che collega le placche dei tiri precedenti a un sistema di diedri, ben visibili sin dalla sosta, una cinquantina di metri più in alto. La sosta è alla base del primo diedro e da essa parte una corda fissa per eventuali uscite dalla parete (seguendola si perviene su terreno facile che conduce sul filo di cresta tra il pilastro e la vetta). 50 m, III con passi di IV. (4 ch.; il primo, rinvenuto dagli apritori sul primo
tiro, è un cimelio di cava: attenzione alla sua tenuta!)
L8 Si sale il primo diedro (8-10 metri), alla sommità del quale si guadagna un secondo diedro, di 20 metri circa, e lo si percorre delicatamente fin quasi alla fine (6a+), uscendone sullo spigolo a sinistra (attenzione alla qualità della roccia) per guadagnare una cengetta sovrastante il tetto che chiude il diedro. Si traversa a destra per un paio di metri raggiungendo la sosta. 35 m, VII-. (1 ch., 1 fix, 1 ch., 2 fix.; protezioni da integrare).
L9 Ci si alza superando con molta attenzione un pilastrino a sinistra della sosta e si procede in diagonale sinistra fino a passare sotto un tettino triangolare (fix ben visibile dalla sosta) e alzarsi in un diedro di alcuni metri per poi proseguire delicatamente, prima con passo a destra (fix), poi in verticale lungo il filo della cresta sino all’ultima sosta, dalla quale è ben visibile la croce di vetta. La roccia è quella tipicamente apuana, per cui tutta la lunghezza presenta la necessità di procedere con estrema cautela. 45 m, V+ poi IV.
(2 fix, 1 ch, 2 fix, 1 ch., integrabili con friends e nuts).
A questo punto non resta che percorrere (di conserva o con due lunghezze di corda) la cresta fino alla croce in cima all’Altissimo. 120 m, I/II.
Discesa
Dalla vetta si prende la cresta ovest (verso sinistra) che riporta al Passo degli Uncini (fare attenzione, soprattutto nella parte iniziale: il sentiero è ben segnato ma la cresta è affilata e scoscesa). Qui giunti si ripercorre il sentiero 33 che riconduce alle Gobbie (2 ore circa).
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Itinerari
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