Dal parcheggio si sale su ripido sentiero (segnavia 10 – Cima Mutta) in circa 30 minuti a Salveglio, bella frazione in posizione dominante.
Ci accolgono la cappella della Madonna del Carmine e diverse case contadine costruite con pareti a trave di larice a incastro e grandi loggiati perimetrali.
Abbandonato il segnavia 10 ci si volge a sinistra e in piano su sentiero panoramico in 10 minuti si raggiunge Oro: qui meritano particolare attenzione due costruzioni per la loro struttura aerea dovuta ai cosiddetti “funghi” che le isolano dal suolo.
L’ Oratorio è dedicato a San Lorenzo. In altri 10 m. si passa a Cà Vescovo. Si domina la frazione di Sant’Antonio. In piano fra le betulle in 15 m. si arriva a Rabernardo, abbarbicata su uno scosceso pendio.
Si passa sotto il portico della cappella della Madonna della Neve. una delle abitazioni è stata accuratamente trasformata in museo Walser.
Trascurando il sentiero che scende a Sant’Antonio, si sale verso i prati sovrastanti, si supera un torrente e si passa a Selletto (10 m.) per poi raggiungere in altri 10 m. Cambiaveto.
Si scende ad attraversare il torrente per risalire il ciglio opposto dove sorgono le case di Piane, frazione divisa in due nuclei distinti.
In 15 m. si scende a Peccia, l’ultima frazione del fondovalle, antico villaggio più volte devastato dalle valanghe. Superata la frazione su un dosso si raggiunge la Chiesa di San Grato con svettante campanile, dove termina il nostro percorso.
Da questa località si consiglia di tornare attraverso le frazioni “basse”; su sterrata si tocca Sant’Antonio con oratorio dedicato al Santo da cui prende il nome e con edificio dell’ex scuola elementare trasformato ora in punto tappa della G.T.A. e luogo di ristoro.
Scendendo si attraversano Cà Verno, Cà Morca e Cà Piacentino per raggiungere nuovamente Cà di Janzo, punto di partenza dove si trova l’Albergo Pensione Alpina dove alloggiò nel 1898 la Regina Margherita di Savoia.