Partendo dalla piazzetta della chiesa nel paese vecchio di Bordighera, l’inizio del Beodo si raggiunge risalendo la salita (via Mariani, poi via Madonnetta) che corre a destra a lato della chiesa parrocchiale (dedicata a Maria Maddalena). Poi si svolta ancora a destra per via del Beodo (a sinistra lasciamo la casa museo di Pompeo Mariani). Si prosegue in piano sino allo stretto e buio sottopasso a Via dei Colli, metaforica porta di ingresso per il Beodo (si arriva qui direttamente anche scendendo dal tornante della strada, da Ca’ d’ Argentu). Si prosegue lungo questa bella strada , che diventa poi sterrata , fino ad una cascina con animali . Oltre questa , al termine di questo tratto iniziale , oltrepassato l’alto viadotto dell’Autostrada si devia a destra in prossimità di un ponticello su un sentiero segnalato che si inoltra tra i canneti e la vegetazione (non volendo andare fino a Sasso si può svoltare decisamente a sinistra e con una breve ma ripida salita su carrareccia con fondo in pietrisco e cemento si sale sino al livello del piano autostradale) . Si prosegue subito sul versante orografico sinistro seguendo un sentiero che richiede qualche attenzione e che si addentra nella parte più selvaggia del vallone, sino sotto il borgo di Sasso (lungo il percorso cascata e ruderi di vecchi frantoi e piccoli guadi). Si sbuca su una carrareccia e si svolta a sinistra. Continuando lungo la strada si risale dolcemente (eventuali scorciatoie) fino al piccolo paese di Sasso . Per il ritorno si scende inizialmente sulla strada asfaltata fino quasi alla rotonda di imbocco dell’autostrada , da dove si continua a sinistra seguendo l’asfaltata via degli Inglesi (scorci su Arziglia ed Ospedaletti) poi proseguendo diritti (lasciando la strada che piega a destra) ed infine scendendo lungo una mulattiera in mattoni e pietra che termina in paese proprio dove si è partiti nei pressi della chiesa parrocchiale .
Elenchiamo alcuni dei luoghi degni d'attenzione che incontriamo lungo il percorso.Subito un meraviglioso cactus che affaccia sulla marina di Arziglia,quasi un guardiano a difesa. Poi il vivaio di palme (Phenix Dactilifera) che i volontari della "Cumpagnia da Parmura" curano e dove si effettuano studi sulle palme autoctone ( quello di Bordighera è il palmeto di Phoenix dactylifera più a nord del mondo). La leggenda vuole che le palme siano state introdotte dall’anacoreta e fabbro sant’Ampelio, patrono di Bordighera, che portò i datteri dall'Egitto nel V secolo. Le foglie di palma vengono qui ancora intrecciate per le feste religiose ebraiche e cristiane. Il paesaggista tedesco Ludwig Winter, cui si deve la diffusione della palma in riviera, realizzò nel vallone deltorrente Sasso il suo Palm Garden (ora giardino Winter) , per il particolare microclima caldo e secco.Più avanti il plurisecolare ulivo , detto di San Giuseppe perchè alla cappella del Santo andavano i proventi della vendita delle olive prodotte. Si procede in piano a mezza costa, lungo fasce sostenute da muretti a secco, tra mimose e ginestre, olivi, piante grasse e ciuffi di palme , lasciandosi alle spalle la marina ed addentrandosi sempre di più nel vallone. Come non intravedere nel paesaggio alcuni dei famosi dipinti di Monet realizzati in questo luogo : Il piccolo casone a Bordighera , La valle del Sasso , La valle del Sasso, effetto blu ). Sicuramente il paesaggio è mutato, il punteruolo ha colpito le palme come peraltro l'abbandono e l'urbanizzazione hanno alterato quello che un tempo era un "giardino",ma un poco dell'antica magia si conserva ancora.
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