Nella parte bassa della montagna, nel bosco, il canale est si presenta come il letto di un ruscello, quasi sempre secco, mentre, più in alto, assume invece le caratteristiche di un canale inteso in senso prettamente alpinistico. Nell’ultima parte la via si sposta invece a sinistra e prende a rimontare un dorso roccioso che porta fino in cresta.
La roccia è migliore laddove ha subìto l’azione dell’acqua, ma, in generale, richiede una certa cautela e delicatezza, come d’altro canto accade in tutto il comprensorio. Trattandosi, in basso, del fondo di un corso d’acqua occorre prestare attenzione ai grossi sassi che si incontrano, sincerandosi che non siano mobili. Le parti del ruscello scavate nella roccia scistosa, se bagnate o umide, risultano molto scivolose ed è necessario procedere prudentemente, evitando di percorrere la via dopo o durante una pioggia. Sempre per la caratteristica morfologica del luogo in cui si svolge, occorre tener conto che, più in alto, la via potrebbe essere esposta alla caduta di pietre, mosse dai caprioli o i daini che popolano la zona.
La via è segnata con bollo e linea bianca, oltre che da numerosi ometti di pietra. I tratti verticali più impegnativi sono evitabili passando a lato, quasi sempre a sinistra, tramite tracce indicate da ometti, per ricongiungersi, appena dopo, al percorso tracciato dal segnavia.
Dopo pochi minuti di cammino sul sentiero, alla propria destra, si nota l'imbocco del ruscello, che poi diventerà il Canale Est: ometti di pietra e segnavia linea e bollo bianchi con scritta del nome della via su una pietra.
Si imbocca la via seguendo il letto del ruscello e si prosegue salendo fra grosse pietre, fino a giungere in una conca con alberello sulla sinistra, sul cui tronco è presente il segnavia. Occorre ore afferrare la corda fissa (sempre da verificare prima!) e, con essa, aiutarsi a rimontare il salto verticale che immette in un canyon roccioso scavato dall’acqua, che va risalito con semplici passi di arrampicata in opposizione (II).
Al termine del canyon segue un tratto semplice durante il quale occorre continuare a percorrere il greto del ruscello, sempre fra grosse pietre e piccoli gradini di roccia, fino ad arrivare in prossimità di un grosso masso squadrato con tre ometti di pietra posti sopra, in corrispondenza di un attraversamento da parte di una pista di animali.
La via prosegue dritta, sempre fedele al corso del ruscello, che ora si presenta come una serie di scivoli rocciosi scavati nella roccia, da risalire con molta attenzione (I) vista la caratteristica scivolosità della roccia, soprattutto se umida o bagnata. Gli scivoli terminano con un passaggio a mo’ di galleria sotto un roveto, da cui si esce risalendo alcune grosse pietre (I), incrociando una seconda pista di animali: segnavia e ometti indicano il percorso, anche se è evidente che va sempre seguito il letto del ruscello.
A questo punto l’ambiente inizia a mutare, termina il bosco più fitto e la via prosegue sempre nel canale, che ora attraversa zone di vegetazione più rada alternati a scorci rocciosi. Si risale su grosse pietre e piccoli gradini fino a guadagnare un pulpito, con alberello spinoso.
Qui il canale si allarga e le pareti di roccia nera gli conferiscono ora un aspetto più montano. Si prosegue, incontrando a breve, la prima paretina da scalare, molto semplice e gradinata (I). Si prosegue nel canale senza particolari difficoltà fino a giungere di fronte a un largo scivolo di roccia scura, da risalire facilmente (I) arrivando a una conca rocciosa: qui la friabilità della roccia non consente di risalire verticalmente arrampicando ed è, quindi, necessario aggirare il salto successivo tramite una rampa pietrosa sulla destra, per poi tornare in linea seguendo gli ometti verso sinistra appena sopra il salto.
Si prosegue per circa quattro metri e ci si trova dinnanzi al salto successivo, da vincere arrampicando in un evidente diedro camino centrale (II) per poi uscire a destra sotto le ultime rocce lievemente a strapiombo tramite un passo del gatto (II), dopo il quale si guadagna il lato destro della parete e si rimonta la successiva fascia rocciosa qui non più a strapiombo (II). Occorre prestare attenzione a alcuni blocchi mobili nel diedro camino.
A seguire, si percorre la cengia da destra verso sinistra, evitando la successiva fascia strapiombante caratterizzata da roccia instabile e si imbocca, invece, una placchetta scura (I) appoggiata che si trova tutto a sinistra del salto.
Si prosegue nel canale facilmente, fra grosse pietre e ciuffi d’erba, fino ad arrivare di fronte a una bellissima placca nera appoggiata (I), molto lavorata e che va risalita da sinistra verso destra, superando poi un ulteriore salto di roccia nera da passare al centro, per poi dirigersi a destra vero il cespuglio, dove è possibile uscire (II).
A questo punto si è a metà del percorso e, grosso modo, a metà del versante est della montagna. La via incrocia qui una pista di caccia e il luogo è segnato da numerosi ometti di pietra. Il paesaggio si presenta brullo e ingombro di pietre e rada vegetazione. La via prosegue ora destreggiandosi nella prosecuzione del canale, a volte disturbato da sfasciumi e zone di roccia poco compatta, cerando i passaggi più saldi e sicuri.
Il salto successivo, che si incontra sempre seguendo il corso del canale e i segnavia presenti, è caratterizzato da una fascia di roccia gialla e nera e un piccolo strapiombino a chiuderne l’uscita: si passa tutto a destra superando un non semplice diedrino con una fessura centrale (II).
Si prosegue sempre nel canale, ormai ampio e poco marcato, superando sassi e grosse pietre, fino a un successivo saltino di pietre nere, da passare a destra senza troppe difficoltà (I).
Nemmeno il salto che segue offre particolari problemi (I), mentre quello ancora successivo è costituito da uno strapiombino (II), ben ammanigliato ma piuttosto faticoso da rimontare. Il terzo salto è invece semplice (I) ma su roccia poco salda e immette in un pendio di sfasciumi da risalire con attenzione: è presente una grossa pietra squadrata con impresso sopra in modo molto evidente il segnavia del percorso, attorniato da numerosi ometti.
Si prosegue sul salto successivo tramite una placca nera appoggiata (I), a cui segue una successione di brevi gradini di roccia nera, dopo la quale occorre andare tutto a destra seguendo gli ometti e rimontare la fascia successiva in corrispondenza del segnavia (I).
Si ritorna poi a sinistra e si attacca centralmente una successione di strapiombini, di cui va rimontato solo il primo tramite un diedro con segnavia sulla faccia sinistra (II). I successivi strapiombi vanno evitati in quanto pericolosi e friabili.
Occorre, quindi, percorrere la stretta cengia di ghiaietto nero verso sinistra, seguendo gli ometti e guadagnando, così, lo spallone laterale al canale che sorregge la cresta sud, ormai in vista, alla propria sinistra.
Si risale lo spallone seguendo gli ometti e i segnavia, con vari semplici passaggi (I) fra le varie fasce rocciose, fino a giungere ad un’ampia cengia, alla cui destra, seguendo gli ometti, si incontra un bellissimo diedro con segnavia impresso a meta della faccia destra.
Il diedro va risalito integralmente (II), uscendo a sinistra con passo faticoso. Fuori dal diedro occorre tenere la sinistra sulla cengia e riguadagnare il filo dello spallone, sempre da rimontare (I) seguendo ometti e segnavia.
In corrispondenza di una cengia, con grosso masso staccato, occorre aggirarlo e portarsi dietro il masso per poi imboccare una rampa rocciosa ascendente che rappresenta l’ultimo passaggio della via (I): terminata la rampa, infatti, ci si trova su una cengia che, seguita a sinistra, porta a collegarsi alla Cresta Sud in corrispondenza di un alberello (1 ora dall’attacco).
Per guadagnare la vetta occorre seguire la via della Cresta Sud (segnavia riga rossa e bianca) per altri 20 minuti, con difficoltà omogenee o inferiori alla via di provenienza.
DISCESA
Il canale è percorribile anche in discesa, ma solo da chi è preparato ad affrontare tratti rocciosi da disarrampicare: nei punti più verticali alcuni ometti e scritte (“discesa”) indicano il percorso alternativo, sempre alla destra, faccia a valle.
Diversamente, è consigliato scendere dalla Cresta Sud o, in modo ancora più semplice, dalla vetta del Dente seguire la dorsale nord (scritta “prosecuzione per Ramaceto” impressa su un sasso della vetta) fino al colletto con il Ramaceto e lì, seguire, a sinistra, i segnavia due bolli rossi che portano al Passo del Dente, dove si arriverebbe anche con la Cresta Sud. Dal passo occorre seguire sempre i due bolli rossi, che tagliano a mezza costa il versante nord est del monte Mignano, fino a trovare, dopo circa un quarto d’ora di cammino, la palina segnaletica per Larvego, a cui riporta il sentiero segnalato con bollo e linea rossi.