Posteggiata l'auto al Passo del Biscia (892 m), seguire la sterrata che scende dolcemente in direzione Valletti Chiesa, Case Colea e Varese Ligure, segnalata da due righe di colore bianco e rosso. Proseguire per circa un'ora fino a superare un primo passaggio su un rio, con parapetto in ferro, e poi un secondo passaggio sul letto di un torrente, protetto, invece, da un guardrail sulla destra, su cui si trova la prima croce rossa. Infilarsi a destra, accanto al guardrail, nel letto del torrente e risalirne i grossi massi per alcuni metri fino a trovare, alla propria sinistra, prima dell'imbocco di una valletta laterale, un evidente affioramento di calcare bianco, alla base del quale (croce rossa e scritta) attacca la via.
Si attacca risalendo, in facile arrampicata (passo di III), il piede della cresta e si prosegue percorrendola integralmente: nella prima parte può essere utile procedere in conserva o con alcuni tiri di corda (tratti di II con molteplici possibilità di sosta e assicurazione; X rosse a indicare la direzione comunque ovvia dato che si tratta di una cresta). Quando la struttura calcarea su cui si svolge la cesta perde continuità, si deve comunque continuare sulla medesima direzione (X rosse su alberi o su rocce), costeggiando o arrampicando con facilità i vari massi calcarei nei quali la cresta si è rarefatta, sempre puntando verso l’alto, fin che si arriva in vista, di fronte e soprattutto verso destra, di imponeneti strutture di diaspro.
A questo punto occorre piegare a destra, costeggiando la testata della valletta boscosa (X rosse a indicare la direzione), portandosi al lato opposto rispetto a quello da cui si proviene e sul quale si svolgeva la cresta. Sempre seguendo i segnavia e qualche ometto di pietra, si arriva, dunque, all’altro lato, a costeggiare alte rocce di diaspro, che, faccia a valle, restano sulla nostra sinistra: si risale una rampa terrosa (ometti e X) e, al suo termine, si varca, a sinistra, la bocchetta che immette nella seconda parte della via.
Qui l’ambiente cambia in modo drastico: dallo scenario boschivo e ombroso del tratto precedente, ci si trova affacciati su dirupi sassosi, dove la vegetazione è rada e rappresentata per lo più da arbusti e cespugli di ginepro. Varcata la bocchetta, occorre scendere, con attenzione, l’appoggiata placca rocciosa successiva, terminata la quale, si segue, a sinistra (faccia a valle), un sentierino che costeggia la roccia e porta di fronte a un pulpito, salendo il quale è possibile ammirare tutto il dirupato versante ovest del Baralucco, dalle strutture della cima fino a quando si appoggia e si spegne nella sottostante valle boscosa, dove è possibile scorgere l’incavo del torrente dalla cui risalita era partito il nostro percorso.
Per proseguire sulla via, occorre, invece, non salire sul pulpito, ma, standogli di fronte, volgersi alla propria sinistra e abbassarsi qualche metro, fino a individuare il chiodo con maillon di calata grazie a cui allestire una corda doppia per discendere la placchetta successiva (è possibile anche scendere senza fare la doppia, ma il passaggio risulta piuttosto ostico e va affrontato con molta attenzione). La breve doppia effettuata deposita ai piedi della placchetta, dando le spalle alla quale, è ora necessario iniziare una lunga traversata fra rocce e arbusti (X e ometti a inidicare la traccia): passare in mezzo a due tronchi d’albero gemelli, poi abbassarsi sotto un cespuglio, con presenza di due rametti paralleli tagliati che impicciano un po’ il cammino (passaggio delle corna); dopo questo passaggio, non seguire più la direttrice principale della cengia, ma, partendo dal piccolo slargo sassoso dopo il passaggio delle corna, tagliare decisamente su a sinistra, seguendo i segnavia e attraversare tutta la placconata, arrivandone al bordo opposto e risalendola poi verso l’alto, su terreno comunque appoggiato, tenendosi sempre sulla destra.
Questa lunga traversata e la successiva risalita portano a un punto di vegetazione più fresca e verde, con molta erba e un gruppo di piante, presso una piccola sorgente d’acqua che talvolta stilla dalla roccia. Giunti alle piante, non proseguire diritti verso le ulteriori placche ma girare a sinistra portandosi sotto un netto risalto roccioso (segnavia). A questo punto occorre affrontare il tratto chiave dell’intera via: per quanto le difficoltà tecniche siano analoghe alla cresta iniziale, l’ingaggio generale è più elevato a causa della fragilità della roccia, dell’esposizione e delle caratteristiche dell’ambiente. Può essere opportuno anche in questi tratti procedere in conserva o con qualche tiro di corda.
Rimontare, il risalto di roccia (un passo di III) e proseguire più semplicemente (II) sempre verso l’alto, portandosi alla base dell’evidente gendarme sommitale, in corrispondenza di un grosso spuntone ai piedi della parete. Risalire la parete del gendarme (un passo di III e il resto di II) stando sulla sinistra e selezionando appigli e appoggi avvalendosi unicamente di tacche o piccoli gradini del corpo principale, evitando qualsiasi tipo di spuntone, lama o fessura in quanto non solidi.
Giunti quasi in cima, un metro prima della cuspide, tenere la destra e, con un passo in discesa (II), guadagnare un esposto ballatoio, inizialmente non visibile: percorrerlo in traverso reggendosi al bordo superiore della roccia (II), fino a raggiungere il colletto retrostante la cuspide del gendarme. Risalire la successiva cresta della struttura maggiore (I) fino al suo culmine, dopo il quale occorre scendere (I) a destra ad un secondo colletto da cui si stacca a destra una sottile cresta rocciosa orizzontale, simile a un ponticello di roccia. Percorrere la cresta sospesa (un passo di III e il resto II) reggendosi con delicatezza al suo bordo e stando inizialmente sul lato destro: possibilità di assicurarsi con un friend.
Successivamente restare in equilibrio al di sopra della cesta rocciosa (II) che qui presenta una sorta di camminamento e discenderne poi (II), sempre sulla destra dove essa si allarga. Proseguire in orizzontale senza difficoltà sempre sulla cresta, superando alcuni banali risaliti, e portarsi alla base dell’ultimo tratto. Terminata la cresta, rimane l’ultima struttura, rappresentata da una rampa composta in parte da sassi e in parte da rocce più compatte, da risalire integralmente con passi di I e, più raramente, di II, tenendosi sulla destra e aggirando gli ultimi roccioni, seguendo poi a destra il filo dell’orizzontale cresta finale (I) che mette all’anticima del Baralucco. Per raggiungere la vetta della montagna resta da risalire il faticoso prato del panettone sommitale, seguendo (seganvia) in direzione di alcuni grossi alberi e poi imboccando il parato punteggiato qua e là di affioramenti calcarei. In cima ottimo panorama sia sulla Val di Vara che sui vicini monti Verruga, Porcile e Chiappozzo, oltre che sulle balconate delle Rocche di Valletti.
Per rientrare, dalla vetta si scende in direzione opposta a quella di provenienza, attraverso prati e felci, fino a seguire la breve cresta erbosa che collega la vetta con il sentiero che, imboccato verso destra (segnavia riga bianca e rossa), porta a Sella de Matite, sopra le Rocche di Valletti e, successivamente e lungamente, per boschi alla casa della Forestale. Qui seguire a destra la sterrata che, in circa mezz’ora, riporta al Passo del Biscia. Il ritorno, dalla cima del Baralucco al Passo del Biscia, occupa 1 ora e mezza, l’avvicinamnto iniziale 1 ora e la via circa 3 ore e mezzo.