Per completezza va riferito che sulla verticale lato N della vetta il pendio (in prevalenza terroso) non appare terribile, in quanto ci sarebbe solo da camminare/arrancare per circa almeno un terzo della parete, ma più in basso abbiamo percepito l'esistenza di salti nel vuoto... (o no?). Cmq nel complesso la parete S si presenta più verticale della N.
Senza discussione medaglia di bronzo sul podio di vette dangerose che annovera il Grand Nomenon e la Becca del Merlo. Altamente consigliabile un'armatura da palombaro, oltre al casco. Da fare una volta sola nella vita.
Sconsigliabilissimo essere più di 2 o avere cordate a seguire o a precedere, per non lapidare o essere lapidati. Ambiente che ripaga i rischi e la fatica affrontati, selvaggio quant'altri mai, con la soddisfazione di aver domato, con un misto di curiosità, audacia e pizzico di incoscienza, questo austero Pelvo, imponente e dimenticato dall'umanità.
Dal parking seguire la sterrata fino alla Bergerie de Lavine (denominata Etable des Genisses nel libro di Pirovano Ranc – 3000 sans frontieres Alpes du Ud, it. 34 alla Roche Noire, sorella minore del Peouvou. Raggiuntala, si trasforma in comodo e morbido sentiero verso il Lac ed il Col de Clausis.
Verso quota 2450/2500m (bellissimi e dolci ripiani erbosi) iniziare a tagliare risalendo verso sx in direzione dell’imponente parete N del Peouvou. Guadagnato un ampio ripiano anch’esso erboso, rimontare su buona traccia pietrosa il valloncello parallelo alla parete sul suo lato dx idrografico, molti ometti, che conduce con varie brevi giravolte al Col des Ugousses, raggiunto senza troppa fatica in circa 2h30 dall’auto (2988m).
A questo punto, al fine di evitare due/tre gruppi rocciosi di asperità della cresta NE (dx), che imporrebbero ben altri tempi di percorrenza, scendere lato Ubaye per circa 100/150m per compiere una lunga e sempre meno gradevole traversata su detriti mobilissimi in direzione dell’incombente giallastra parete SE del Peouvou, per poi guadagnare (molto faticoso) un intaglio posto tra 2 caratteristiche cuspidi gialle (a dx) e il tratto finale (che non presenta soluzioni di continuità) della cresta NE (a sx). Ometto a dx poco prima delle predette cuspidi.
Circa 1h o poco meno dal colle, percorso più diretto se effettuato lato Ubaye partendo da Maljasset (ma noi volevamo viaggiare meno in auto e controllare da vicino 2 delle 3 creste della nostra montagna). Legarsi.
Primo tiro di 15/20m ca su roccia più che discreta II- (era un’illusione…). Secondo tiro su roccia mediocre e inizio di detriti, EE/F, primi massi mobili, 35m, a sbucare nell’intaglio posto a dx di un colossale monolito di circa 20/25 m con masso sulla piatta sommità (prima o poi crollerà e sarà un bel baccano).
In quel punto la cresta/pendio davanti a noi si raddrizza in una parete molto ripida che appare offrire difficoltà notevoli. Prendere invece a sx, dopo un non lungo traverso in diagonale ascendente sx (III), un utile ma franosissimo canalino con massi incastrati ed alcune costole solide (terribile e apprensivo in discesa) che in circa 40/50m di ripida diagonale ascendente a dx, attenzione massima a non far precipitare televisori e lavatrici, conduce ad una selletta situata a monte della predetta parete verticale.
Da lì seguire la cresta aggirando al meglio sulla sx o dx gli spuntoni rocciosi che la movimentano: I, II, più due brevi traversi, il primo massimamente esposto lato Ubaye(sx) ed il secondo da superare di forza con passo del gatto in una breccia ascendente a sx aggettante, III e IV-. Seguono ulteriori passaggi a dx e sx al meglio fino ad un ultimo spuntone da cui si prospetta molto bene la cuspide sommitale (o meglio, quella che auspicavamo tale, e fortunatamente lo era), tragitto di circa 15/20 min da compiere sulla dx (lato N), quasi agevole, visto ciò che ci ha preceduto.
La vetta è ubicata circa 50m dopo la predetta cuspide, segnale geodesico e cassetta di legno sfasciata, no ometti nè tantomeno croci (te pareva..) Molti i torrioni successivi, 2/3 di poco più bassi, meno male.
3h dall’attacco, discesa in 2h 15min o cmq tutto il tempo necessario per non farsi male.
- Cartografia:
- 3637 OT
- Bibliografia:
- nessuna