E' uno dei 4 Sentieri tematici ad anello presenti a Vezza d'Alba. Tutti i Sentieri sono palinati. E' possibile prolungare l'itinerario incrociando gli altri Sentieri. Si raccomanda di munirsi di cartina, dotarsi di scarpe adatte alle escursioni su fondi sconnessi, eventualmente di bastone o racchette da escursionismo. Nel periodo primaverile / estivo è consigliabile portarsi acqua da bere e barrette energetiche.
Il Sentiero del Trifolao è un percorso panoramico che ripercorre i luoghi prediletti dai cercatori del tartufo: dall‘abitato di sommità il sentiero degrada infatti a valle, verso noccioleti e zone boscose, ricche di piante tartufigene le cui radici permettono la micorizzaizone del prezioso fungo ipogeo. Aree battute, soprattutto di notte, dai trifolao della zona che si aggirano con il proprio cane e muniti di zappetta a stanare i tartufi: quelli che crescono nelle sabbie delle Rocche sono infatti tra i più profumati e pregiati, e assumono una forma arrotondata particolarmente amata dagli chef che li puliscono più agevolmente. Una breve deviazione ci porta a visitare la Tartufaia sperimentale di Valtesio, un piccolo bosco comunale dove sono state piantumate e curate varie specie di piante tartufigene. Si risale verso il paese lungo un pendio di vigneti storici: l’inclinazione vinicola del paese è infatti attestata fin dal 1473.
Descrizione:
Il Sentiero del Trifolao ha inizio nel centro storico del capoluogo di Vezza d’Alba: il pannello generale con la mappa del percorso si trova di fianco al Palazzo municipale, in piazza San Martino, dove è anche possibile visitare il Museo Naturalistico del Roero. Seguendo la direzione indicata dalle paline si imbocca Via S. Secondo e si raggiunge la chiesetta San Bernardino: qui si imbocca la strada a destra della biforcazione. Il percorso raggiunge località Fontana, dove si può sostare per una pausa nelle panchine riparate dal pergolato: qui è anche presente una fontanella d’acqua, in ricordo dell’antica vocazione di questo angolo di paese a luogo di approvvigionamento idrico; alle porte dell’abitato trovava posto infatti uno dei “beali” di Vezza: un bacino artificiale di acqua, utile per abbeverare gli animali o come riserva in caso di incendio. La strada continua, asfaltata, e il panorama si apre sulle colline circostanti, regalando pregevoli scorci sui paesi di canale e Cisterna d’Asti. Si costeggiano alcune case e si seguono le indicazioni che guidano verso sinistra su un sentiero sterrato, raggiungendo il Bricco di Val Tirolo, tra qualche sporadico vigneto e alberi da frutto. Dopo un tratto pianeggiante caratterizzato dalla presenza di un piccolo boschetto di pini, il sentiero scende e raggiunge una zona boscosa, habitat ideale per le piante tartufigene alle cui radici il tartufo si lega in simbiosi, con uno sviluppo chiamato “micorizzazione”, in cui il fungo ipogeo si alimenta di zuccheri e altre sostanze e restituisce acqua e sali minerali. Si raggiunge il fondovalle in località Varamone, e uscendo dal bosco si svolta a destra per un breve tratto di 200 mt di fondovalle tra campi di pannocchie e in lontananza un vecchio cascinale con una grande parete di rocca alle spalle. Si abbandona la strada sterrata per imboccare verso destra la strada provinciale che risale verso Vezza d’Alba. La si percorre per circa 250 mt, e la si abbandona svoltando a sinistra in leggera salita verso un crinale vitato. Questa località, chiamata Valvecchia, è importante per la storia dell’enologia roerina poiché qui prese il via la coltivazione di numerosi vitigni. A Vezza nacque per esempio la denominazione dell’uva favorita, citata per la prima volta nei libri di cantina dei conti Roero nel 1676. Oltre al barbera o l’arneis, è curioso soffermarsi su alcune produzioni storiche presenti unicamente a Vezza: il bianco rossese, vino di provenienza ligure che veniva mescolato a favorita e moscatello, e il “vino di paglia”, probabilmente ottenuto da uve appassite sulla paglia. Si raggiunge un nucleo di case in abbandono in località Valvecchia, testimonianza di una antica economia di sussistenza dove alla cascina padronale si affiancava il fienile, il pozzo, il ricovero per gli attrezzi di campagna e la stalla: gli edifici sono costruiti con i materiali dell’edilizia tradizionale, e si può notare ancora la lòbia (balcone) in legno. Oltrepassate le case, il Sentiero svolta a destra fra vigneti e qualche noccioleto, e sbuca nuovamente sul fondovalle. Qui l’habitat è fresco ed umido, connaturato alla presenza di numerose risorgive: elementi essenziali per lo sviluppo delle piante tartufigene. Dopo un tratto di strada pianeggiante si giunge ad un invaso artificiale di acqua recintato e ad un bivio con indicazioni verso la Tartufaia sperimentale di Valtesio. Si potrà quindi fare una deviazione per una breve visita alla Tartufaia, per ritornare poi sul tracciato ufficiale del Sentiero. Si prosegue su una confortevole strada in fondovalle in ghiaia, costeggiando una risorgiva. Il ritorno all’abitato di Vezza d’Alba avviene attraverso una lunga ma agevole salita che, in corrispondenza delle prime case, diventa asfaltata e porta al lato est del capoluogo. Qui si prosegue fra case e crinali panoramici con una pregevole vista sulla collina di Guarene e Castagnito, coltivata a vigneto e costellata da tanti piccoli ciabòt, le casupole contadine utilizzate per il ricovero degli attrezzi e come riparo dalle intemperie. Si raggiunge il centro storico fino alla Cappella di S. Sebastiano, si prosegue verso destra raggiungendo la P.za di S. Bernardino e si chiude l’anello nel borgo di sommità.
- Cartografia:
- www.ecomuseodellerocche.it
- Bibliografia:
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