
Da Noasca seguire l’itinerario per il rifugio Noaschetta. Poco dopo c’è la scelta tra sentiero breve (attrezzato) o quello lungo.
Scegliere quello breve, non presenta difficoltà, è un po’esposto, ma fattibile anche di notte con una buona frontale.
Dal rifugio salire subito verso sinistra per ri-congiungersi al sentiero per il bivacco Ivrea.
Seguirlo, con qualche sali-scendi, fino al bivacco stesso (ha 9 posti letto, pulito), percorrendo il suggestivo e solitario vallone di Noaschetta.
Dal bivacco Ivrea scompare la traccia, scompaiono gli ometti. Scendere 10 m verso Nord – Nord Est. Non andare a Nord Ovest, poiché quello è l’itinerario verso il Col del Gran Paradiso.
Attraversare il Rio Noaschetta dove si riesce e risalire il ripido pendio pietroso (si cammina bene però) fino ad un pianoro di ghiaia e sabbia fine, dove ricompaiono alcuni ometti anche grandi.
Proseguire su pietraia buona fino a trovare, pochissimo dopo, a sinistra, un passaggio verso Ovest. Qui due sono le opzioni:
1.) Ramponarsi e risalire il canalone, innevato anche a stagione inoltrata, con pendenza max. verso 35 gradi, forse abbondanti. Elegante e rapido. Attenzione a qualche eventuale buco nella neve.
2.) Se non fosse in condizioni il canalone, risalire sul versante destro, destreggiandosi tra rocce levigate ricoperte di detrito poco stabile. Meno elegante, ci vuole più tempo e fatica, ma si passa.
Si giunge quindi al pianoro superiore, che si attraversa quasi in piano verso Ovest – Nord Ovest su ciò che resta del Ghiacciaio di Gay, per giungere ai piedi della pietraia che adduce, vieppiù ripida, al colle di Valnontey.
A dispetto della sua pessima reputazione, questa pietraia offre, leggermente verso sinistra rispetto al centro del pendio, un percorso, con un po’ di attenzione, sui massi più grossi, abbastanza agevole, senza smuovere (quasi) niente e senza far scivolare detrito verso altri più in basso.
La parte alta, poco prima del colle, resta comunque innevata fino a stagione inoltrata. Si ricalzano quindi i ramponi fino al colle (3535 m).
La cresta si attacca dal colle. Visto che si tratta di un percorso alpinistico in quota, dove i passaggi plausibili non sono segnalati in alcun modo, mi permetto di dare qualche indicazione.
Prima cosa, le asperità della cresta si superano tutte dal lato Noasca. All’inizio si sale una quindicina di metri sul filo (largo) di cresta su sfasciumi abbastanza instabili. Poi si passa a sinistra, ma non troppo sotto la cresta, per non finire in altri sfasciumi ripidi.
Appena poco sotto la cresta, invece, la roccia diventa buona. Cercare passaggi di II per tornare, poco dopo, in cresta. Camminare, con un po’ di attenzione, per una quindicina di metri in cresta per poi ri-abbandonarla, sempre verso sinistra (lato Noasca).
Su roccia discreta, a tratti buona, portarsi verso un mini canalino, chiuso sulla sommità da una pietra gialla (stabile). Risalirlo e girarsi immediatamente verso destra.
Tirarsi su, con un passaggio un po’ “fisico”, su un ripiano. Questi ultimi due passaggi possono forse essere considerati di III.
Dal ripiano diventa più facile: vi si trova anche un piccolo ometto di pietre gialle. Si prosegue, un po’ esposti, fino a ricongiungersi in brevissimo, per gradoni e gradini di I e II-, con la cresta (altro ometto, che conferma, a questo punto, la certezza del percorso).
Qui ri-ramponarsi e attraversare il nevaio (molto facile, ma esposto sul lato Ghiacciaio della Tribolazione). Continuare per cresta fino in punta, dove si trova una piccola Madonnina bianca.
Si scende per il percorso di salita fino a poco sopra il rifugio Noaschetta. Se è buio, non scendere fino al rifugio, ma continuare sul sentiero largo, che risale un po’, ma poi scende verso Noasca in modo tortuoso, ma sicuro.
- Cartografia:
- Cartina IGC 101 Gran Paradiso, La Grivola, Cogne
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