Chiodatura in alcuni punti pericolosa (2° tiro sopra la cengia) per caduta su cengia o gradoni, ma nel complesso buona.
Sulla stessa parete sono presenti altre vie che partono nei pressi di Ahi ahi ahi. Giusto per non confondersi....
Da sinistra (faccia alla parete):
Pegaso (7c max; 6c+ obbl.) S2
[circa 50 m a sx di Venus, ahi ahi ahi e Titanic, fix dorati]
Ahi Ahi Ahi (7a max; 6b+ obbl.) S2
Venus ou bien venise? (6b+ max; 5c/6a obbl.) S1+
Titanic (6c max; 6b obbl) S2
Dalla cengia mediana:
Titanic attacca circa 10/15 metri più in basso e a destra rispetto alla sosta di Venus.
Venus prosegue da una sosta, posta pochi metri più a destra, con un passo iniziale leggermente aggettante ma facile.
Ahi ahi ahi prosegue sull'evidente muro sopra la sosta.
Pegaso è facilmente individuabile avendo gli spit dorati.
Proseguire verso il Traforo del Monte Bianco e da un tornante poco prima dello stesso svoltare a destra imboccando la strada della Val Ferret (indicazioni Funivie Monte Bianco), località La Palud.
Proseguire lungo la strada della Val Ferret (attenzione in estate è talvolta chiusa per troppo traffico) fino al temine della stessa in località Arp Nouvaz.
Dal parcheggio, proseguire su strada sterrata e poi su sentiero, seguendo le indicazioni per il rifugio Dalmazzi.
Superato un primo salto, il sentiero percorre la morena del vallone del Triolet. A circa metà morena un traccia, nel punto in cui il sentiero si avvicina alla parete, porta in pochi passi alla base della via, dove sono visibili gli spit.
La via attacca il muro verticale e rossiccio in prossimità dello spigolo di dx (immediatamente a sx di questo) dove una serie di grosse lame ne facilitano il superamento. Un paio di metri a dx (immediatamente a dx dello spigolo) attacca Venus.
Sono presenti numerose altre vie sugli avancorpi che precedono quello con sviluppo verticale maggiore, su cui corre la via relazionata. Attenzione a non sbagliare attacco.
L1: Lama, muretto (passo chiave un po’ unto – 6a), lama, muretto, placca e sosta S1. (15 m – 6a)
L2: Placca, brevissimo muretto strapiombante (5c/6a). Superatolo, continuare per facile placca fino a S2. (20 m – 5c/6a)
L3: Salire obliquando a dx portandosi alla base di un diedrino che si sale sfruttandone l’ottima fessura di fondo (5a). Si esce in placca e si perviene a S3. (20m – 5a)
L4: Superare un tratto meno abbattuto grazie a una bella fessura superficiale (5b). Poi ancora placca fino a S4. (35m – 5b)
L5: Placca, muretto ben appigliato (5a), placca e sosta S5 su un blocco posto sulla cengia erbosa. (40m – 5c)
Fino a qui la via è decisamente rilassante. La chiodatura è abbondante. L’arrampicata si svolge quasi totalmente su placca abbattuta ricchissima di appigli e appoggi. Da qui in poi cambia totalmente tono. La pendenza aumenta, gli spit non sono lontani, ma i passaggi obbligatori sono abbastanza intensi.
L6: Camminare sula cengia e portarsi alla base di una placca decisamente più inclinata delle precedenti. Salire facilmente i primi 5-6 metri, poi proseguire obliquando verso destra meno facilmente (6a), fino a portarsi sotto uno spanciamento. Superarlo (6a+/6b) e percorrere un tratto più appoggiato prima di S6, su una comoda cengia. Lunghezza non difficilissima, ma non semplice da interpretare. (30 m – 6b+)
L7: Caratterizzata da una serie di muretti: il primo abbastanza semplice, il secondo di impostazione complicatissima (6b), il terzo con un bloccaggio molto duro (aggirabile a dx lontano dallo spit), il quarto molto bello ma più lungo e continuo. Qui ho rinunciato vista l’eventualità poco allettante di cadere su un terrazzino. (35m – almeno 6b+ obbl.)
L8: Muro tecnico (40 m – 7a).
L9: Tiro facile che adduce alla vetta (45 m -5c).